Tesla, Musk accusato di frode dalla Sec per i tweet “fuorvianti”. Titolo crolla in borsa

Elon Musk, numero uno di Tesla
NEW YORK - La Securities and EXchange Commission ieri, a mercati Usa ormai chiusi, ha accusato il Ceo di Tesla, Elon Musk, di avere frodato gli investitori con i tweet scritti il...

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NEW YORK - La Securities and EXchange Commission ieri, a mercati Usa ormai chiusi, ha accusato il Ceo di Tesla, Elon Musk, di avere frodato gli investitori con i tweet scritti il 7 agosto scorso, quando ipotizzò un delisting del produttore di auto elettriche. L’autorità americana di borsa non ha dubbi: il fondatore e numero uno dell’azienda ha fatto «dichiarazioni false e fuorvianti» quando disse che il buyout di Tesla era cosa praticamente certa dopo discussioni avute con il fondo sovrano saudita, che i fondi erano «garantiti» e che all’operazione serviva solo il via libera dei soci.


«Nella verità dei fatti», sostiene la Sec, «Musk non aveva nemmeno discusso, men che meno confermato, termini chiave della transazione, prezzo incluso, con alcuna fonte potenziale di fondi». L’equivalente americano della Consob italiana ha minacciato la leadership di Musk in Tesla chiedendo che a lui sia impedito di servire come top manager e come membro del consiglio di amministrazione di un’azienda quotata. La reazione del titolo del gruppo è stata immediata: è arrivato a perdere oltre il 12% portandosi a un livello inferiore del 27% a quello raggiunto con un poderoso rally successivamente ai tweet controversi. Quell’euforia durò poco visto che il mercato si dimostrò subito scettico della fattibilità di un delisting.

Il diretto interessato ha risposto dicendosi «profondamente deluso» e «insoddisfatto» e definendo «ingiustificata» l’azione della Sec. Musk sostiene di «avere sempre compiuto azioni nel migliore interesse della verità, della trasparenza e degli investitori. L’integrità è il valore più importante nella mia vita e i fatti dimostreranno che in nessun modo ho ceduto a compromessi». Il fatto che la Sec abbia impiegato così poco tempo per condurre l’inchiesta tweet controversi sembra suggerire che il Ceo di Tesla sia sotto pressione per raggiungere un patteggiamento. Oltre a impedirgli di essere Ceo, direttore finanziario, presidente o top executive di un’azienda quotata, la Sec punta anche a fargli pagare una multa e a costringerlo a versare quanto guadagnato nell’immediato con i suoi tweet (scritti, aveva detto lui in una intervista in lacrime al Nyt, mentre stava andando in aeroporto). Nella saga di Tesla - un gruppo il cui destino sembra strettamente legato alle trovate del suo Ceo - non potevano mancare elementi di colore.

La Sec ha confermato quello che il popolo della rete aveva insinuato quando Musk scrisse su Twitter che avrebbe offerto ai soci 420 dollari a titolo per prendere il controllo del gruppo e delistarlo. Quel numero - è la tesi dell’autorità - ha a che fare con la cannabis (sostanza che per altro lui ha fumato a settembre durante un podcast popolare in Usa, gesto punito dal mercato con un sell-off del titolo). «Sosteniamo che Musk sia arrivato a quel numero equivalente a un premio del 20% rispetto al valore di allora del titolo arrotondandolo a 420 dollari per via del significato che quella cifra ha nella cultura della marijuana», ha detto in conferenza stampa Steven Peiki, della Sec. La tesi è che così facendo Musk avrebbe fatto colpo sulla sua fidanzata.


Il numero è un riferimento al 20 aprile, che in Usa si scrive 4/20, giorno in cui si celebra la cannabis (che di questi tempi a Wall Street ha reso ricchi molti investitori che hanno puntato sulle aziende canadesi che la producono). Il titolo Tesla aveva chiuso la seduta di ieri in calo dello 0,67% a 307,52 dollari. Da inizio anno ha perso l’1,23% e negli ultimi 12 mesi quasi il 10%. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino