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NEW YORK - Elon Musk non ha ingannato gli investitori con il tweet del 2018 in cui parlava del delisting di Tesla a 420 dollari per azione grazie a «finanziamenti garantiti». Dopo solo due ore di camera di consiglio una giuria di San Francisco ha dato ragione al miliardario, regalandogli un’importante vittoria che allenta la pressione e forse anche le critiche. Secondo i nove giurati, gli investitori che accusavano Musk di aver causato miliardi di dollari di perdite con il suo cinguettio non sono riusciti a dimostrare la loro tesi. «Grazie al cielo il buon senso ha prevalso», ha commentato a caldo Musk dopo il verdetto che, per lui, ha il sapore della rivincita. A dispetto delle indicazioni dei suoi legali, infatti, il miliardario aveva spinto per andare a processo mostrandosi sicuro delle sue ragioni. Eppure il caso non era apparso così scontato in suo favore, anzi molto osservatori ritenevano al termine della presentazione delle argomentazioni finali che Musk fosse in una posizione di svantaggio.
«Questo caso è per vedere se le regole che si applicano a tutti sono valide anche per Elon Musk.
Per Musk la vittoria è una boccata di ossigeno in quanto risolve uno dei tanti contenziosi che ha in corso e non richiede spese miliardarie. In caso di sconfitta gli analisti avevano infatti stimato che Musk e Tesla avrebbero dovuto pagare fra i 6 e i 12 miliardi di dollari in danni, aumentando di fatto la pressione già alta sul colosso delle auto elettriche da quando Musk ha acquistato Twitter e si è ‘distrattò dall’andamento della società. Critiche hanno risposto però i fatti: Tesla ha chiuso il quarto trimestre con un utile record e ricavi in salita. E secondo il miliardario potrebbe produrre fino a 2 milioni di auto quest’anno.
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