21 aprile, la prima Marcia vegana a Napoli: «Facciamo collassare il sistema carnista»

La chiamata all’azione del movimento Animal Save Italia per la marcia antispecista globale

In scena la prima Marcia vegana a Napoli
In occasione della giornata con cui le Nazioni Unite celebrano la salvaguardia della Terra e ricordano le urgenti problematiche ambientali da affrontare, il movimento globale...

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In occasione della giornata con cui le Nazioni Unite celebrano la salvaguardia della Terra e ricordano le urgenti problematiche ambientali da affrontare, il movimento globale Animal Save si fa promotore della prima Vegan Earth Day March. Tra il 21 e il 22 aprile 2023, infatti, gli attivisti del movimento si riuniranno in tutto il mondo in più di cinquanta città in ventisei nazioni diverse per manifestare contro lo sfruttamento animale.

L’evento green avrà luogo anche in Italia, in particolare a Napoli, dove il 21 aprile alle 10, a partire da Piazza Dante, si avvierà un corteo che toccherà via Toledo, corso Umberto e via Mezzocannone, fino a concludersi presso il Laboratorio Ecologista Autogestito Climax (LEA Climax), lo spazio occupato da Animal Save e Friday for Future situato nella sede centrale dell’Università Federico II. Parallelamente alla marcia, la manifestazione comprenderà inoltre momenti di unione e dibattito destinati ai movimenti ecologisti, antispecisti ed econofemministi intersenzionali presenti

Il raduno vegan, totalmente autofinanziato, si pone in linea con le finalità generali del movimento mondiale. Animal Save, infatti, è impegnato attivamente nella lotta per la liberazione collettiva di tutti gli esseri senzienti e per la giustizia climatica ed alimentare universale.

I valori che animano l’organizzazione si rifanno alla non-violenza, la critica all’antropocentrismo, la divulgazione del pensiero antispecista e la promozione della sostenibilità ecoambientale. «Vogliamo promuovere una transizione alimentare verso diete a base vegetale», sostiene Marina Chiarizia, referente nazionale di Animal Save Italia, «vogliamo far conoscere il nostro spazio dedicato al clima e alla cura, e soprattutto vogliamo far convergere tutti i movimenti antispecisti, transfemministi ed ecotransfemministi per creare una prassi comune che includa finalmente anche i diritti degli animali».

Tra le iniziative perpetuate dal movimento anche l’organizzazione di veglie e presidi di fronte alle strutture deputate allo sfruttamento animale, come avvenuto a livello locale per i mattatoi di Melito, Pagani e Pompei. Secondo lo spirito del “bearing witness”, gli attivisti vogliono testimoniare lo sfruttamento legalizzato a cui gli animali sono sottoposti, nonché dare visibilità mediatica agli orrori (non più) celati oltre i muri degli allevamenti intensivi di tutto il globo, in cui sovraffollamento, malattie e maltrattamenti sono ormai parole d’ordine.

Obiettivo intrinseco dell’organizzazione, come evidenziato da Marina Chiarizia e Alessia Maione, referenti nazionali nonché responsabili della sezione napoletana di Animal Save Italia, è favorire la transizione attiva verso alternative alimentari a base vegetale anche attraverso la conversione di sussidi e incentivi governativi. È per questo che Animal Save incoraggia ONG, istituzioni e governi ad aderire al Plant Based Treaty, il trattato che vuole porsi come punto focale della lotta ai cambiamenti climatici. A partire dallo stop alla deforestazione e alla distruzione di terre ed ecosistemi, il documento si propone di accelerare il passaggio a diete ecosostenibili a base vegetale, nonché il ripristino e il recupero immediato degli ecosistemi chiave del pianeta.

Gli obiettivi del Plant Based Treaty

Progetti complessi, quindi, e tuttavia di primaria urgenza. D’altronde, dinanzi agli effetti nefasti già manifesti della crisi climatica, occorrono azioni altrettanto nette e incisive. Eppure le proposte avanzate da Animal Save non sembrano rientrare nell’agenda politica italiana, come è stato dimostrato dal recente stop del governo alla produzione della carne coltivata in laboratorio. È dunque ancora più significativa la presa di posizione degli attivisti italiani, il tentativo di sensibilizzare e coinvolgere attraverso la marcia, le veglie e la divulgazione, azioni messe in campo per rivendicare e innescare il cambiamento, perché, come sostiene lo scrittore Jonathan Safran Foer nel testo “Eating animals. Should we stop?”, se davvero «niente importa», allora «non c’è niente da salvare».

La locandina dell'evento Leggi l'articolo completo su
Il Mattino