Capri. Otto anni di carcere per i quattro vigilantes della security che operava all'interno di Calata di Massa che il 16 Gennaio del 2011 con una brutale aggressione uccisero...
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La sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello ha confermato la pena pronunciata nella causa di primo grado. I giudici in entrambi i giudizi hanno ricostruito i fatti esaminando testimonianze e un video che riprese la scena da dove si evince che Stefano Federico dopo essere stato fermato venne brutalmente picchiato e lasciato esanime sulla banchina senza nessun aiuto in attesa dell'arrivo di un'autoambulanza.
I quattro vigilantes Marco Gargiulo, Vitale Minopoli, Armando D'Avino, Carlo Berriola, autori dell'atroce gesto, agli inquirenti fornirono una loro versione dei fatti dichiarando di aver soccorso il giovane che era stato colto da malore mentre correva verso la nave traghetto. Una versione che non convinse i familiari che sporsero denunzia alla procura, che affidò l'inchiesta al Pm Santulli, mentre la famiglia diede incarico per la difesa all'avvocato Fabio Greco, che li ha seguiti fino all'ultimo passaggio.
Fondamentale, per la ricostruzione dei fatti, è stata l'indagine portata avanti all'interno della struttura portuale dal maresciallo Talotti della polizia marittima. I quattro accusati dopo un breve periodo di arresti domiciliari restarono a piede libero con obbligo di firma, fino alla causa di primo grado, quando i giudici li ritennero colpevoli del reato di omicidio preterintenzionale comminando loro la pena di otto anni di carcere. La sentenza venne impugnata, e ieri la Corte d'Assise d'Appello ha accolto la tesi della sentenza di primo grado ritenendo valide le documentazioni video e testimonianze, i risultati dell'autopsia e le prove raccolte nel corso delle indagini.
È uscita indenne invece dall'impianto accusatorio una delle due società per le quali lavorava uno degli uomini della security, la De Luca dpve lavorava Marco Gargiulo, che resta imputato, mentre è rimasta ancora in giudizio la società AGLF, presso la quale lavoravano Minopoli, D'Avino e Berriola. I familiari dello sfortunato Stefano Federico, che lavorava a Napoli in un famoso albergo, hanno deciso di presentare ricorso alla Magistratura Civile per risarcimento di danni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino