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Prima l'incontro con i disoccupati del movimento 7 novembre in piazza del Gesù, poi la messa dell’Immacolata. È l'8 dicembre di Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli.
Battaglia parla con il rappresentante dei disoccupati Eddy Sorge: «Sua Eminenza - gli dice Sorge - i disoccupati vogliono lavorare, potrebbero essere impiegati per i lavori per migliorare la qualità della vita dei napoletani». L'arcivescovo ascolta con interesse, stringe mani e risponde così: «Buon Natale.
Poi la messa. E il monito: «La nostra città ha bisogno di ripartire dall’etica contro l’indifferenza, questa è la cura per Napoli che deve essere circolare e allargarsi alle istituzioni e alle famiglie. Noi siamo in fuga nella diffidenza del prossimo questo il peccato originale, la diffidenza». Per l'arcivescovo «Napoli è una città ferita». «Che i suoi figli più giovani abbiamo luoghi di aggregazione sani e relazione autentiche - continua Battaglia - Il mondo adulto troppe volte non riesce a vederli i giovani o, peggio, è inquinato dalla logica del messaggio e usa i giovani per inviare messaggi occulti. L’emergenza educativa colpisce tutte le zone della città».
Don Mimmo rileva come a Napoli «tante famiglie sono assediate dalla povertà e dalla mancanza di lavoro». Per l'arcivescovo le istituzioni locali, il mondo delle imprese e del commercio devono prendersi in carico le preoccupazioni e le ansie dei padri e delle madri e progettare un guadagno che vada oltre l’immediato. «Ora bisogna fare sinergie e stare gli uni accanto agli altri. Qui dinanzi alla Basilica stanno manifestando per il lavoro i disoccupati del 7 novembre, per loro chiedo verità e rispetto. Napoli, tu invochi guarigione per le tue ferite inferte dalla criminalità e chiede a tutta la sua gente di adoperarsi assieme per la cura».
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