A Piscinola Puortate 'o scalett jam: i murales come medicina per le periferie

A Piscinola Puortate 'o scalett jam: i murales come medicina per le periferie
Si sono portati lo «scaletto», bombolette e vernici di tutti i tipi e colori e hanno iniziato a dipingere il lungo muraglione grigio tra via Dietro le Vigne e via...

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Si sono portati lo «scaletto», bombolette e vernici di tutti i tipi e colori e hanno iniziato a dipingere il lungo muraglione grigio tra via Dietro le Vigne e via Madonna delle Grazie a Piscinola. L'iniziativa si chiama «Puortate 'o scalett jam» e nasce da un gruppo di streetartist indipendenti che, grazie alle associazioni del territorio, si è proposto per l'arricchimento artistico delle periferie. L'obiettivo è quello di ridare colore a quei luoghi dove è il grigio a sovrastare. L'evento, giunto alla terza edizione, è completamente autofinanziato e riunisce street artist di tutta Napoli. «Vogliamo condividere l'ideologia di fratellanza che l'hiphop stesso ci insegna e che molto spesso viene dimenticato», si legge sulla pagina Facebook dell'evento.

«Puortate 'o scalett» perchè i muri su cui dipingere sono alti, come quello che circonda il Polifunzionale di Piscinola, enorme struttura abbandonata al degrado. Gli abitanti della zona nemmeno ricordano cosa c'era lì l'ultima volta che è stato in funzione. Sanno solo che lì hanno girato la serie televisiva "La Squadra". E proprio per rendere più bella la zona che gli streetartist dalle 10.00 del mattino hanno iniziato a dipingere. Il risultato sarà visibile solo in serata, quando riporranno pennelli e bombolette negli zaini. 


«Colorare - dice Michele, giovane streetartist, mentre aspetta che arrivi il suo scaletto per iniziare la sua opera  - è medicina per le periferie perchè hanno bisogno di colore e di qualcosa che riesca a ristabilire i valori perduti e secondo me l'arte è l'unica soluzione». «Anche l'occhio vuole la sua parte - dice Biz, streetartist - già viviamo nelle scatole, se poi le facciamo pure grigie un po' di depressione viene. È bene dare un po' di colore alle periferie». Più avanti c'è Triscia, che ha scelto di usare vernici e pennelli. «Dipingerò il volto di una bambina indios. Mi sento molto vicina alla loro cultura che troppo spesso è dimenticata, come succede a tante minoranze». 

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Il Mattino