Napoli. Accoltella rivale in amore ai Baretti. «Un bravo ragazzo, ha perso la testa»

Silenzio e costernazione, desiderio di capire cosa è successo a Emanuele in quella manciata di minuti che l’hanno trasformato dal ragazzo esuberante che tutti...

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Silenzio e costernazione, desiderio di capire cosa è successo a Emanuele in quella manciata di minuti che l’hanno trasformato dal ragazzo esuberante che tutti conoscono, in un violento, quasi un assassino. Al Rione Micillo di Pollena Trocchia, il quartiere di Emanuele Colurcio, il 21enne finito in prigione con l’accusa di avere accoltellato, riducendolo in gravi condizioni, un coetaneo, nessuno riesce ad associare un gesto tanto grave a quel ragazzino che è già padre di una bimba di due anni. I due fratelli e il padre del 21enne si sono chiusi in silenzio, così come la madre, Elisa, sotto choc.


Al suo cellulare risponde una nipote. «Zia è molto provata, per ora non ha niente da dire», spiega. Poche parole, indicative dello stato d’animo dei parenti del giovane, sono affidate all’avvocato che difende il 21enne, il penalista Paolo Carrara. «Si tratta di una famiglia perbene, sono tutti molto provati: si trovano in una situazione che mai avrebbero pensato di dover vivere. Fino all’udienza di convalida, i familiari di Emanuele preferiscono non commentare», dichiara l’avvocato.

Gli amici del giovane sono a loro volta stupiti: «Non è un violento, non ci spieghiamo cosa possa essergli passato per la testa», dicono. «Sì, - confermano - Emanuele stava male per quella ragazza, ma ancora non riusciamo a credere che possa aver fatto una cosa del genere».


Eppure la sua bacheca Facebook parla di un crescendo di emozioni forti, di un malessere legato a quella storia finita. Giovedì, il giorno prima dell’aggressione a Chiaia, Emanuele scrive: «Fino ad ora lo scemo l’ho fatto, ma ora sono pronto a fare la guerra con chiunque. A buon intenditor poche parole». E, il giorno dopo, nella mattina di venerdì, Emanuele posta «Mine» di Beyoncé, dall’inglese «mia». Se fossero il preludio della tragedia, quei post, lo stabilirà la magistratura. Stamane Emanuele sarà faccia a faccia con il gip per la convalida del fermo e potrà spiegare la sua versione dei fatti, «ci auguriamo che possa spiegare tutto – conclude uno degli amici – perché Emanuele non è un mostro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino