- Tutti gli articoli del sito, anche da app
- Approfondimenti e aggiornamenti live
- Le newsletter esclusive
OFFERTA SPECIALE
Si tinge ancor più di giallo la vicenda della piccola Giulia, la bimba di nove mesi che secondo il racconto del papà, Vincenzo Loffredo, è stata sbranata dal pitbull di casa la sera di sabato 15 febbraio. Ieri la vicenda ha conosciuto un colpo di scena del tutto imprevisto, quando un servizio del Tgr Rai ha rivelato che il pigiama macchiato di sangue della bambina sarebbe stato ritrovato dai poliziotti in un cassonetto dell’immondizia e che la piccola, prima di essere portata in clinica, sarebbe stata cambiata dal padre, barista di 24 anni, l’unico presente al momento della tragedia visto che la mamma Angela Castaldo, cameriera di 23 anni, era al lavoro.
Dettagli che però la Procura di Nola non conferma, semmai smentisce che il padre abbia cambiato il pigiamino alla figlia prima di raggiungere la clinica. E nega il ritrovamento del pigiamino insanguinato anche il legale di Vincenzo Loffredo. «Non sono a conoscenza di questo ritrovamento - le parole dell’avvocato Luigi Montano -. Nel verbale di sequestro della scientifica che ha effettuato i rilievi nell'appartamento, non risulta alcun pigiama. Il mio assistito ha raccontato di aver preso la piccola non appena si è accorto dell'accaduto e di averla portata subito in ospedale».
Acerra, bimba sbranata da pitbull: nei rifiuti un pigiamino insanguinato
Il giallo
La morte della piccola Giulia presenta ancora tante, troppe zone d’ombra, e il giallo del pigiamino, che non trova alcun riscontro tra gli inquirenti, è solo un tassello dei misteri che aleggiano intorno alla tragedia. Perché il papà avrebbe dovuto perdere tempo a cambiare il pigiama della bambina che in quel momento era praticamente agonizzante, con la testa insanguinata da ferite multiple, stando almeno alla testimonianza fornita dai medici del pronto soccorso? In clinica, questa sarebbe la ricostruzione più verosimile, gli infermieri le avrebbero tolto il pigiamino, poi messo in un contenitore per essere smaltito e infine recuperato.
C’è anche da chiarire un buco di trenta minuti, quelli intercorsi tra il momento in cui Giulia sarebbe morta in casa dopo l’aggressione del cane e quello in cui la bambina è giunta in ospedale. Per arrivare a piedi al pronto soccorso bastano tre minuti. Cosa è successo in questa mezzora? Un altro mistero è la strana opera di pulizia dell’appartamento effettuata alcune ore dopo la morte della bambina. Un repulisti che ha cancellato molte prove preziose per le indagini e che gli inquirenti sospettano sia stato fatto dopo il sequestro penale dell’appartamento.
Acerra, bimba sbranata, animalisti: «Cani senza colpe, possono fare la pet-terapy»
Indagato
Per il momento Vincenzo Loffredo resta indagato dalla procura di Nola (pm Salvati) per omicidio colposo. La stessa procura alcuni giorni fa ha nominato due periti che si stanno occupando di analizzare il telefonino sequestrato al barista e di comparare tutti gli esami eseguiti sul corpo della bambina con l’esito dei test effettuati sui due cani di proprietà di Loffredo, un grosso pitbull di nome Tyson e una cagnolina meticcia di piccola taglia chiamata Laika. Dubbi su dubbi.
Al momento della tragedia Vincenzo Loffredo è risultato positivo all’abuso di hashish.
Il Mattino