Capodichino, tornano i passeggeri e Volotea apre la sua base: «Asset strategico»

Il deserto è alle spalle, ma la traversata nelle nebbie del Covid-19 è ancora lunga: i passeggeri sono tornati a Capodichino e l'apertura ieri della base di...

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Il deserto è alle spalle, ma la traversata nelle nebbie del Covid-19 è ancora lunga: i passeggeri sono tornati a Capodichino e l'apertura ieri della base di Volotea, il vettore low fare spagnolo che collega le medie città europee e le isole, è davvero un segno di ottimismo che la comunità aeroportuale dell' Ugo Niutta ha salutato al gran completo.


Dal primo luglio, con l'ulteriore precisazione delle norme sul trasporto aereo e dopo la definizione di chi può entrare in Italia e chi, al momento, no, Capodichino ha ripreso ad avere (dati di ieri) una quarantina di voli in partenza e altrettanti in arrivo che sono molto distanti dai numeri del 2019, ma anche dal'unico volo (il Napoli-Fiumicno e ritorno) che ha solcato per tre mesi il cielo partenopeo praticamente quasi fino a fine maggio. 

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Certo è un modo di volare diverso: i controlli anti-Covid hanno ridisegnato lo scalo sin dall'esterno ed è assillante l'invito del personale e anche dei robot, che girano nell'area dei check in, di tenersi a distanza. Mentre le due cabine per la disinfezione (simili a quelle usate dal personale del Cotugno quando accede ed esce dai reparti ad alto contagio) lasciano incuriositi i passeggeri (l'operazione di disnfezione fatta con materiali anti-allergie è volontaria ma un numero ridottissimo di persone chiede di non passare attraverso le cabine).

I primi giorni di luglio fanno registrare voli nazionali con ottimi tassi di riempimento (praticamente arrivano pieni), quelli internazionali (complice appunto la variabilità dell'approccio deli vari stati) balbettano allungando un'ombra sul programma operativo di alcune compagnie nei prossimi mesi che potrebbero rivedere la propria pianificazione su alcune destinazioni se gli aeromobili non dovessero presentarsi più pieni. Ma questo si vedrà.
 
Resta il fatto importante di Volotea che ieri ha inaugurato la sua sesta base italiana a Capodichino, così come era stato deciso nello scorso mese di ottobre, tanto che il presidente del vettore spagnolo, Carlos Munoz, (in colegamneto da Barcellona e rappresentato a Napoli da Valeria Rebasti numero uno della compagnia in Italia) ha parlato di «valore simbolico molto importante» e di desiderio della compagnia - che a Napoli negli anni scorsi ha ottenuto risultati molto importanti - di continuare a «sostenere il tessuto economico campano». Munoz ha poi replicato alle accuse - anche dell'autorità garante della concorrenza - sulla questione dei rimborsi dei biglietti dei voli cancellati per il Covid: Volotea - ha spiegato - ha dato voucher per il 120 per cento del valore dei biglietti e solo una minima parte dei passeggeri, per lo più provenienti dall'area ex Schengen (che aveva acquistato voli collegati a transiti internazionali) ha chiesto il rimborso monetario che è stato concesso.
 
A Napoli la base di Volotea conterà su due Airbus A319 con 48 addetti diretti. Proprio in virtù del nuovo modo di volare Volotea ha cambiato il suo «operativo» aumentando le destinazionali italiane (nove) e concentrando quelle estere sulla Grecia (ieri il primo volo su Mykonos ha portato 100 vacanzieri su 156 posti disponibili in aereo, un buonissimo segno considerato che la Grecia ha riaperto i confini il primo luglio con una procedura che prevede la registrazione preventiva, il tampone a campione all'arrivo e, per le persone sottoposte al tampone, un autoisolamneto di 24 ore in attesa del risultato che, comunque, le autorità greche si impegnano a dare entro 4/6 ore, «giusto il tempo di disfare i bagagli» precisano).

Alla Gesac lavorano per rimettere in piedi il network da 106 destinazioni pre-Covid. «L'inaugurazione di una base è uno dei momenti più significativi per un aeroporto - ha ricordato l'ad di Gesac, Roberto Barbieri - e in questo periodo lo è ancora di più. Questa operazione risponde ai nostri principali obiettivi: ripristinare la connettività, contribuire alla ripresa della filiera turistica, enerare posti di lavoro e stimolare l'economia che gravita sullo scalo partenopeo. Siamo pronti ad accogliere i passeggeri con misure di sicurezza sanitarie innovative e a misura di passeggero sfruttando le tecnologie più avanzate presenti sul mercato».

Il team della Gesac guidato dal direttore dello sviluppo del network, Margherita Chiaramonte, sta lavorando per riportare a Napoli anche le insegne di vettori intercontinentali come Flydubai e United con il collegamento molto fortunato con New York.

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Ma proprio mentre il trasporto aereo riparte, l'operazione di salvataggio dell'Alitalia da 3,5 miliardi di euro lascia molti dubbi nel mondo dell'aviazione. Le norme, infatti, che accompagnano il salvataggio dell'ex compagnia di bandiera - che negli ultimi anni ha bruciato quasi 12 miliardi di euro di soldi dei contribuenti - vengono viste come un'operazione volta a ridurre lo spazio delle compagnie low cost che hanno portato negli ultimi anni il numero dei passeggeri a 190 milioni l'anno. Alitalia - è il ragionamento che si fa nel mondo dell'aviazione civile - godrebbe di vantaggi rispetto agli altri operatori e soprattutto le norme sui contratti nazionali del personale indurrebbero alcune compagnie a rivedere la propria presenza in Italia. Siccome il 52 per cento dei passeggeri sceglie le low cost (pari a circa 85 milioni di biglietti) Alitalia - con appena 93 aerei - non sarebbe nemmeno in grado di far fronte al nuovo bacino di utenza. In definitiva si farebbe solo un danno al paese, sicché i turisti che usano le low cost semplicemente sceglierebbero un'altra destinazione diversa dall'Italia.


Pe Napoli per esempio Alitalia copre soltanto due (Fiumicino e Malpensa) delle 106 destinazioni del network di Capodichino.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino