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«Sono passati 14 mesi dalla caduta di Kabul, il 15 agosto del 2021, e nel frattempo sono successe tante cose». Così ha esordito l'ambasciatore Vittorio Sandalli al Circolo dell'Unione sottolineando la necessità di prendere atto del cambiamento e di interrogarsi sulle sue implicazioni geopolitiche.
Le sfide che l'Afghanistan pone al mondo e il ruolo che l'Europa può svolgere per convincere il governo talebano a un cambiamento di rotta: è uno sguardo a 360 gradi, il suo, che parte dalla posizione strategica dell'Afghanistan, cerniera di collegamento sia tra Europa, Medioriente e Cina, sia tra Russia, Asia centrale e Subcontinente indiano.
Ma quale ruolo svolge l'Italia nei confronti dell'Afghanistan di oggi? «Si continua ad avvertire la nostra responsabilità di nazione che ha contribuito a costruire , a prezzo di anni di sacrifici - con 53 morti e 700 feriti fra i nostri militari più due vittime civili - un assetto di impronta democratica, dove si svolgevano consultazioni elettorali e vigeva libertà di opinione.
Un ruolo da protagonista non può che svolgerlo un'azione diplomatica che miri a coinvolgere sia gli stati del G20 e del G7, sia i paesi confinanti, sia quelli islamici moderati. Intanto resta importantissimo il ruolo della Turchia, che è l'unico paese della Nato che continua a svolgere un'azione particolarmente incisiva sul governo talebano. Senza contare che gli uffici delle Nazioni Unite non hanno mai lasciato l'Afghanistan e che l'ambasciata dell'Unione Europea è stata riaperta a gennaio.
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