Il racconto dell’orrore. In presa diretta. In una piccola stanza del pronto soccorso del San Giovanni Bosco, con il linoleum giallo ocra che sa di disinfettante,...
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Come è iniziata questa brutta vicenda ?
«Da quando ho conosciuto Marianna. Era stata la ragazza di Tommaso Castaldo, ma quando lui è stato arrestato per droga un anno fa, lei lo ha lasciato. Siamo usciti insieme qualche volta, in comitiva, frequentata da tutti quelli che mi hanno massacrato di botte. L’altra sera mi ha telefonato Luigi, uno di loro, e mi ha detto che questo Tommaso mi voleva parlare. Voleva delle spiegazioni. Ho risposto che per me andava bene, e abbiamo fissato un appuntamento per le 11 di sera, poi anticipato alle dieci e mezza sotto casa di questo Tommaso. Ho risposto a Luigi che non sapevo dove fosse, e lui mi ha detto: “Vengo io casa tua e ti accompagno”. E cosi è stato. Luigi mi ha citofonato e sono sceso. Ho notato una certa freddezza nel suo comportamento, ma non gli ho dato peso. E salito dietro il mio scooter e mi ha guidato fino ad Afragola, dove mi ha consigliato di non lasciare il motorino davanti casa di Tommaso, ma di posteggiarlo in un vicoletto senza uscite».
E poi?
«Ho capito subito di essere finito in un brutto guaio. Sono stato circondato da Salvatore, Luigi e Luca, ( i tre minorenni arrestati ndr) mentre Luigi Sebeto ha posizionato la sua Fiat 600 di traverso all’imbocco del vicoletto per non farmi scappare. Poi all’improvviso ho sentito la voce di Tommaso Castaldo che diceva qualcosa. Parolacce, credo. E d’improvviso sono stato colpito alle spalle, da un pugno fortissimo alla nuca, che mi ha stordito e fatto cadere per terra. L’ultima cosa che sono riuscito a vedere con una certa chiarezza è stato un piede che si abbatteva contro la mia tempia. Seguito da pugni e calci. Ne ho presi tantissimi».
Avevi paura?
«Ho pensato, Dio mio, ma questi mi uccidono. Tutti mi colpivano, anche quelli con i quali uscivo la sera. Facevano a turno a tirarmi i calci in faccia. E ridevano. Gridavo dal dolore, ma loro ridevano più forte. Credo di essere svenuto la prima volta. Mi sono ripreso per un dolore fortissimo. Un calcio alla bocca dello stomaco. Poi qualcuno mi ha afferrato per i capelli, dalla parte della nuca, è mi ha sbattuto con violenza la faccia contro un muretto basso di cemento. Una, due, tre, chissà quante volte. Non lo so. Perché ho perso di nuovo di sensi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino