Afragola, truffata azienda di Ferrara: «Diffidati dall'Enel per un contratto capestro»

Vacchi srl
La Vacchi Srl, un’azienda ferrarese situata a Villanova che si occupa della fornitura di stufe, vernici e finiture d’interno, si trova da ormai tre anni in un...

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La Vacchi Srl, un’azienda ferrarese situata a Villanova che si occupa della fornitura di stufe, vernici e finiture d’interno, si trova da ormai tre anni in un interminabile iter legale. 

Nel 2018, infatti, scoprì di aver subito una truffa da un condominio di Afragola situato in via Giovanni Porzio, ricevendo una pec dell’Enel in cui si richiedeva il pagamento di più di 2.000 euro di bollette risalenti all’anno precedente. L'azienda, che non possedeva un contratto con Enel ma con Hera Luce, decise di richiedere ulteriori informazioni agli uffici amministrativi dell’Enel. «Ci informarono che dalle loro carte risultava intestato a noi un contratto di energia in provincia di Napoli, di cui ovviamente noi non eravamo minimamente a conoscenza. La carta d’identità con cui era stata aperta la fornitura era palesemente finta ma sia il nome che il cognome erano di mio fratello», racconta Alessandra Vacchi, socia legale della Vacchi Srl. 

In seguito, i titolari sporsero denuncia presso i carabinieri di Copparo, che intrapresero le indagini per ricostruire le dinamiche della truffa e scoprirono la localizzazione del condominio afragolese: uno stabile in autotutela che, oltre ad aver rubato l’identità di Alessandro Vacchi, era entrato in possesso della ragione sociale dell’azienda ferrarese, a cui venivano intestate le bollette. 

Pur essendoci un procedimento legale in corso, oggi Enel continua ad inviare alla Vacchi Srl delle diffide per mancati pagamenti. A tal proposito, Alessandra Vacchi ha dichiarato: «La cosa che più ci sconvolge è che, seppur ci sia una procedura penale in corso, oltre a intimarci il pagamento, Enel ci ha inviato un’ulteriore diffida a cui abbiamo fatto opposizione e per cui andremo davanti al giudice a gennaio 2022. Se il tribunale di Ferrara non dovesse accettare il nostro ricorso, però, saremo costretti a pagare più di 9.000 euro oppure il rischio è quello di subire un pignoramento».

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Il Mattino