Spacciatore ucciso a Casoria, il retroscena: aveva sfidato il clan Moccia, lo pestarono e gli staccarono il lobo dell'orecchio

Spacciatore ucciso a Casoria, il retroscena: aveva sfidato il clan Moccia, lo pestarono e gli staccarono il lobo dell'orecchio
Camorra scatenata: un omicidio a Casoria e un micidiale botta e risposta con due stese. La prima a Frattaminore, la seconda a Frattamaggiore a distanza di alcuni minuti. Serata...

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Camorra scatenata: un omicidio a Casoria e un micidiale botta e risposta con due stese. La prima a Frattaminore, la seconda a Frattamaggiore a distanza di alcuni minuti. Serata rosso sangue a Casoria, dove poco prima delle 21 è stato ucciso Vincenzo Cerqua, 35 anni, precedenti per spaccio. I killer lo hanno freddato a bordo della sua auto in via Gaetano Pelella, una traversa di Via Pietro Nenni, nella periferia nord di Casoria a poche decine di metri dagli svincoli dell’asse di supporto Frattamaggiore–Rotonda di Arzano. 

Sul posto i carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal maggiore Diego Miggiano e i militari del nucleo operativo di Castello di Cisterna. Gli inquirenti hanno rinvenuto e sequestrato alcuni bossoli calibro 45, segno che la vittima, deceduta sul colpo, non doveva avere scampo. I carabinieri non escludono che Vincenzo Cerqua, meglio noto negli ambienti della camorra locale come “Enzo ‘a Somalia”, sia stato attirato in una trappola da qualcuno che godeva della sua fiducia, ma non è escluso nemmeno che sia stato inseguito, raggiunto e colpito a morte. 

La pista più battuta porta gli inquirenti sul movente della vendetta contro la vittima. Nel novembre del 2020, nonostante fosse agli arresti domiciliari a Casoria, Cerqua gestiva una piccola ma ben fornita piazza di spaccio, per la quale era costretto a pagare 500 euro al mese ai due nuovi referenti del clan Moccia, che di fronte all’iniziale rifiuto di “Enzo ‘a Somalia” di pagare il pizzo per spacciare lo pestarono a sangue, arrivando a anche a staccargli il lobo di uno degli orecchi. I due nuovi boss picchiarono anche la moglie, Chiara Mancieri, che denunciò tutto, anche lo spaccio del marito consegnando ai carabinieri il video dell’aggressione e quello di una stesa con il tiro a bersaglio contro la sua abitazione. 

Nemmeno il tempo di rifiatare e i carabinieri, quelli della compagnia di Giugliano diretta dal capitano Andrea Coratza, sono dovuti intervenire a Frattaminore, la città teatro dello scontro a colpi di bombe tra la cosca dei Cristiano–Mormile e il clan 167 di Arzano, ora capeggiato da Giuseppe Monfregolo. Poco prima otto persone a bordo di quattro moto di grossa cilindrata avevano esploso decine di colpi in Piazza Crispi, dove abitano i Cristiano Mormile. Poco dopo è arrivata la risposta a mano armata a Frattamaggiore, dove da un’auto di grossa cilindrata sono stati esplosi diversi colpi nel quartiere di Via Rossini, dove abitano alcuni affiliati al clan 167.
 

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Il Mattino