Agguato a Napoli, due pregiudicati feriti: torna l'incubo della faida tra clan a Ponticelli

Agguato a Napoli, due pregiudicati feriti: torna l'incubo della faida tra clan a Ponticelli
Gambizzati mentre erano in auto. È accaduto nel tardo pomeriggio di ieri in via Carlo Miranda, nel quartiere Ponticelli. Bruno Esposito, 43 anni, e Salvatore Castellano,...

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Gambizzati mentre erano in auto. È accaduto nel tardo pomeriggio di ieri in via Carlo Miranda, nel quartiere Ponticelli. Bruno Esposito, 43 anni, e Salvatore Castellano, 42, entrambi residenti in zona, erano a bordo di una Fiat Punto quando, in circostanze ancora da chiarire, sarebbero stati avvicinati da alcuni soggetti in sella a uno scooter, uno dei quali avrebbe aperto il fuoco ferendoli agli arti inferiori.

Le vittime, nonostante le ferite, sono riuscite ad allontanarsi e a raggiungere il pronto soccorso dell'Ospedale del Mare dove sono stati immediatamente presi in carico dal personale medico. Le loro condizioni, al momento, sono tali da non far temere per la loro vita. Nel frattempo, presso la struttura sanitaria, sono arrivati gli investigatori della Polizia di Stato, incaricati di far luce sull'accaduto e, soprattutto, sul movente dell'azione di fuoco.

Nessun dubbio sul fatto che l'episodio sia da inquadrare nel complesso contesto camorristico del quartiere dove, da diversi mesi, è in corso uno scontro feroce tra organizzazioni criminali per il controllo delle attività illecite. Uno scontro che, riferiscono gli investigatori, dopo le ultime settimane di calma apparente, potrebbe vivere di nuove fiammate dopo la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco dei sodalizi in lotta. Tra questi Giuseppe De Luca Bossa, fratello del padrino detenuto Antonio e, soprattutto, padre di quel Carmine D'Onofrio trucidato, tempo fa, sotto gli occhi della fidanzata incinta dai killer della cosca rivale dei De Micco. Ed è proprio su questi ultimi che, al momento, si concentrano i maggiori sospetti per quanto avvenuto in via Carlo Miranda. Sia Esposito sia Castellano, infatti, sono indicati come vicini a un gruppo malavitoso, quello dei Casella-Circone-Perrella, che al pari dei De Luca Bossa, era entrato in rotta di collisione con i ras di San Rocco. Uno scontro furioso quello tra le bande camorristiche caratterizzato da agguati, regolamenti di conti e attentati a colpi di bombe ad alto potenziale.

Un tutto contro tutti in cui, purtroppo, non sono mancate le vittime innocenti come Antimo Imperatore, il manovale ammazzato mentre stava riparando una zanzariera nell'abitazione di un giovane ras, reale obiettivo dei killer. Un delitto, quest'ultimo che aveva portato all'immediata reazione dello Stato che, grazie anche all'immediata delazione di uno dei sicari di Imperatore, aveva messo all'angolo i clan in lotta. Una tregua, però, che a quanto pare sarebbe già stata infranta con il ferimento di Esposito e Castellano. Riguardo alle vittime, infatti, si tratta di volti noti alle forze dell'ordine. Esposito, in particolare, è il cugino dei fratelli Sarno, i vecchi padrini di Ponticelli ora passati a collaborare con lo Stato. Cresciuto nelle fila della cosca del Rione De Gasperi, una volta che i vertici decisero di pentirsi, insieme ai suoi fratelli, decise di radunare i superstiti dell'organizzazione e di prendere il controllo del quartiere. Un progetto in cui fu coinvolto, riferiscono gli investigatori, anche Castellano. Tuttavia le ambizione del neonato sodalizio furono infrante nel 2012 quando sia Esposito sia Castellano, insieme ad altri soggetti, furono arrestati con l'accusa di estorsione ai danni di Carmine Sarno, fratello dei boss pentiti e, all'epoca, titolare di un'agenzia di spettacoli, la Bella Napoli. Fu lo stesso Sarno, terrorizzato dalle minacce dei ras, a denunciare i suoi aguzzini. Agli investigatori raccontò di come proprio Bruno Esposito, tramite i suoi scagnozzi, gli avesse intimato di stare al posto suo e di lasciare il controllo dell'agenzia musicale. Una denuncia che fece scattare le manette ai polsi del ras, conosciuto negli ambienti della mala con il soprannome di o moschino, per Castellano e per altri sei sodali. Da qualche tempo, però, scontate le condanne, erano tornati in circolazione e, questo il sospetto degli investigatori, potrebbero aver tentato di ritagliarsi, nuovamente, uno spazio nel già affollato panorama camorristico di Ponticelli. Un progetto che, inevitabilmente, li avrebbe messi nel mirino dei nuovi padroni del territorio per nulla desiderosi di spartire la torta degli affari illeciti con nuovi commensali. 

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Il Mattino