Agguato a piazza Nazionale, restano stazionarie le condizioni di Noemi: «È una ferita da guerra»

Agguato a piazza Nazionale, restano stazionarie le condizioni di Noemi: «È una ferita da guerra»
Rimane stazionaria e grave la situazione della bimba rimasta ferita nell'agguato di venerdì a Napoli, ma gli ultimi esami confermano una stabilità delle...

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Rimane stazionaria e grave la situazione della bimba rimasta ferita nell'agguato di venerdì a Napoli, ma gli ultimi esami confermano una stabilità delle condizioni generali rispetto alla crisi registrata nelle prime ore che faceva temere un veloce e fatale peggioramento. La prognosi resta riservata, Noemi è in coma farmacologico e collegata a un ventilatore meccanico per il persistere dell'insufficienza respiratoria dopo che il proiettile le ha trapassato entrambi i polmoni.




«La bambina - si legge nel bollettino dell'ospedale Santobono - è strettamente monitorata nei parametri vitali. Sono stati effettuati esami ematochimici e strumentali che hanno evidenziato la stabilità emodinamica della paziente. Nelle ultime 48 ore non vi sono stati episodi di desaturazione e ipotensione che si erano presentati durante l'intervento e nelle prime 24 ore. Successivamente all'intervento chirurgico effettuato nella notte di venerdì non è stato necessario effettuare ulteriori trasfusioni».
 
Giovanni Gaglione, il primario di chirurgia pediatrica del Santobono che ha operato Noemi nella notte tra venerdì e sabato estraendole il proiettile calibro 9, del tipo full metal jacket, in cui il piombo interno è rivestito da un metallo più duro, ricostruisce così l'intervento: «Era una ferita da guerra».

Tenuto conto della gravità del quadro iniziale, emerge come elemento positivo - secondo i medici - la stabilità del quadro ematologico. Non ci sono emorragie interne e la bimba non ha avuto bisogno di nuove trasfusioni. Tuttavia «la situazione rimane critica e la prognosi riservata», chiarisce Massimo Cardone, primario della terapia intensiva del Santobono. A preoccupare è la situazione dei polmoni, entrambi perforati, e dai quali non è stato possibile rimuovere tutti i microframmenti ossei e del tessuto del vestito. «C'è quindi un rischio di infezioni che stiamo combattendo con una terapia mirata di antibiotico», sottolinea Cardone. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino