Caivano. La multinazionale anglo olandese Unilever ha ribadito la sua decisione come se fosse un verdetto inamovibile: dovrà andare via da Napoli e prendere la strada...
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E ciò capita proprio quando il governo è appena riuscito a insediare nel capoluogo partenopeo un altro centro ricerca prestigioso, quello della Apple, e a varare una manovra economica che prevede incentivi fiscali soprattutto alle aziende che investiranno nel Mezzogiorno per sviluppare ricerca e innovazione. Intanto la Unilever ieri è stata chiara: la chiusura del laboratorio di Caivano non si discute. Secondo quanto riferito dai sindacati la multinazionale ha prefigurato una possibilità di ricollocazione in Italia o all'estero soltanto per 13 dei 39 addetti del centro di ricerca da chiudere. E' solo una possibilità, però. Il personale da salvare sarà inserito nell'ambito di una più vasta platea di candidature verso gli altri impianti del gruppo. Nel frattempo questo dramma produttivo e occupazionale si sta consumando nel silenzio totale. Nessuno sciopero, nessuna protesta. Istituzioni silenti. «Sono ovviamente contraria ai licenziamenti ma anche alla chiusura del centro di ricerca e sviluppo dell'Algida di Caivano - tiene però a precisare Raffaella Buonaguro, della segreteria regionale Fai Cisl - perché ritengo che il centro di ricerca sia il cervello dell'azienda. Una volta chiuso potrebbero esserci ripercussioni sul futuro dell'intera fabbrica». L'Algida di Caivano conta 800 addetti.
Ma ci sono problemi complessivi. Ieri la dose dei tagli è stata infatti rincarata anche da un accordo, raggiunto nella stessa sede dell'esame congiunto per il centro ricerca, accordo finalizzato alla mobilità volontaria e incentivata di 13 addetti alla produzione dell'impianto napoletano. «Noi siamo contro la chiusura del centro ricerca - puntualizza intanto Maurizio Vitiello (Uila Uil) - ma purtroppo questa è una decisione presa dalla casa madre, una scelta che ci è caduta addosso. Inoltre al momento non siamo sicuri che una qualsiasi azione sindacale sia in grado di modificare questa decisione per cui noi oggi dobbiamo salvare i lavoratori». «Abbiamo esultato per l'arrivo della Apple a Napoli - aggiunge Carmine Franzese (Flai Cgil) - e siamo consapevoli del fatto che chiudere il centro di ricerca dell'Algida di Caivano ci danneggi sia come regione che come impianto: saremo costretti a fare i gelati degli altri. Ma è una decisione calata dall'alto per cui abbiamo l'obbligo di difendere i lavoratori». «Ora dobbiamo salvaguardare i 39 addetti in pericolo - ribadisce Maurizio Figlioli (Ugl) - del resto non ci sono mai stati rapporti di mutua collaborazione sindacale tra il personale del centro ricerca e gli operai». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino