La vertenza Almaviva rientra nel vivo, a poco meno di un mese e mezzo dalla scadenza dell’accordo provvisorio siglato il 22 dicembre scorso. Da ieri sera l’intesa...
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Tra le ipotesi venute fuori ieri al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico, c’è anzitutto un pacchetto di interventi sul Tfr dei dipendenti e sugli scatti di anzianità. Ovvero una soluzione utile a venire incontro alle esigenze della stessa azienda, almeno secondo l’auspicio delle organizzazioni sindacali. Con ogni probabilità, si tratterà di interventi a tempo determinato. Il taglio del costo del lavoro era stato nei mesi scorsi il principale argomento della disputa tra Almaviva e le sigle sindacali, che lo consideravano inattuabile. Un boccone troppo amaro da digerire per i lavoratori. Mentre per la multinazionale si trattava di una soluzione inevitabile per rimettere in sesto la sede di Napoli. L’ipotesi emersa dal tavolo di ieri sembra, invece, condivisa da tutti, con una formula inedita per Almaviva, ma toccherà alle assemblee dei lavoratori dare l’ok definitivo tra martedì e mercoledì prossimi.
«Siamo giunti ad un’ipotesi di accordo, nel pieno rispetto di quanto sottoscritto il 21 dicembre scorso - afferma il segretario dalla UilCom Campania Massimo Taglialatela - ovvero sugli interventi del costo del lavoro, che hanno l’impianto dell’anticipo e della restituzione ai lavoratori nel medio e lungo termine, cioè si interverrà su alcune voci del costo del lavoro, che poi saranno restituite in funzione del buon andamento della sede di Napoli. L’ultima parola sarà data ai lavoratori, prima faremo assemblee in azienda, poi un referendum».
Le rsu di Slc-Cgil spiegano che «il voto del 21 e 22 febbraio deciderà se il lavoro fatto al Ministero sarà trasformato in un accordo per la salvaguardia del sito e per annullare i licenziamenti. Eventuali recuperi di produttività comporteranno un incremento di ore lavorate per trasformare i part time da 4 ore verso le 5-6 ore». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino