Almaviva, si decide la sorte della sede di Napoli

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Almaviva, ultimo atto. O la va o la spacca. Un referendum tra gli 845 lavoratori dirà la parola definitiva sul destino della sede di via Brin. Sono iniziate ieri mattina le...

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Almaviva, ultimo atto. O la va o la spacca. Un referendum tra gli 845 lavoratori dirà la parola definitiva sul destino della sede di via Brin. Sono iniziate ieri mattina le votazioni da parte di tutti i dipendenti della sede partenopea. I lavoratori sono chiamati a pronunciarsi sull'accordo firmato a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo, una settimana fa dalle Rsu e dalla stessa azienda. «È un accordo difensivo, forse anche pesante ma che contiene delle prospettive», sintetizza un esponente della rappresentanza sindacale unitaria. Difficile prevedere l'esito della consultazione. Ma le «prospettive future» di cui parlano le organizzazioni sindacali lasciano presagire un risultato positivo. Tuttavia le resistenze di alcuni settori degli stessi sindacati potrebbero mettere in discussione il verdetto. In ogni caso, solo da un esito positivo del referendum, potrà scaturire la salvezza del sito di Napoli. In caso contrario, non ci saranno altre possibilità se non la chiusura ed il conseguente licenziamento collettivo.


Il taglio del TFR e degli scatti di anzianità dei lavoratori è la base dell'intesa siglata al Mise dalle due parti. Un taglio che i sindacati definiscono provvisorio. «Si tratta di un pacchetto di misure in via sperimentale e temporanea», si legge anche nel verbale del 16 febbraio scorso, redatto dalle parti al termine dell'incontro. Il rilancio della sede partenopea per tutelare i lavoratori e la stessa azienda è l'obiettivo condiviso, da cui è scaturita l'intesa che sembrava quasi impossibile pochi mesi fa. E lo stesso accordo rappresenta, in qualche modo, il prosieguo dell'intesa- ponte sottoscritta in extremis il 22 dicembre scorso solo per la sede di Napoli. «Per consentire un progressivo e graduale recupero di competitività aziendale - si legge nel testo - le parti concordano di ridefinire, per tutto il periodo di vigenza del presente accordo il trattamento economico e normativo complessivamente applicabile al personale». Tra i criteri applicati figura il «mancato pagamento degli effetti periodici di anzianità già maturati e la sospensione della maturazione degli aumenti periodici di anzianità in corso di maturazione». Inoltre, c'è «la modifica della base di computo del Tfr, con esclusione della stessa dei trattamenti spettanti a titolo di retribuzione contrattuale». Una serie di misure che rappresentano un escamotage per scongiurare quel taglio netto del costo del lavoro - sottoforma di diminuzione delle retribuzioni - che i sindacati avevano bocciato fin dal primo momento. Un taglio meno pesante del previsto, dunque. «Stiamo vivendo un momento di democrazia con il voto - spiega il segretario di Slc-Cgil Napoli Osvaldo Barba - in un'azienda alla quale chiediamo impegni precisi. Chiediamo di andare oltre il 2020, data di scadenza dell'accordo, per il mantenimento del sito nella nostra città». Tra stasera e domani mattina si conoscerà il verdetto conclusivo perché la consultazione proseguirà per tutta la giornata di oggi. Gli 845 lavoratori hanno il loro destino lavorativo nelle loro stesse mani. E, forse, anche una parte fondamentale del futuro delle Tlc a Napoli e nel resto d'Italia.

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Dall'archivio, il dramma di Gianni Leggi l'articolo completo su
Il Mattino