O si ama o si odia. L'antitesi è il suo sentire. Guai a non sapere che lui non può non credere in Dio. E certo. Per forza. E che dissocia però la Chiesa...
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Amedeo Minghi, in questo contrasto di antipodi trova la sintesi nel risultato dell'emozione e mette d'accordo alla fine adulti e giovani. Le sue canzoni raccontano l'amore: «Sembra che sappia e parli di noi - dicono i fan - pur non conoscendoci». Il rapporto con il pubblico è viscerale. Viene prima di tutto. Minghi si tramanda di generazione in generazione, di solito di madre in figlio oppure trasversalmente di coppia in coppia. E lo hanno dimostrato i fan che ieri hanno assediato la libreria Mooks Mondadori a Napoli a caccia delle sue attenzioni. Dopo 33 album, il nuovo cofanetto raccoglie in tre cd i più grandi successi, una decina di brani inediti e alcune rarità risalenti ai primi anni di produzione musicale del cantautore in collaborazione con grandi artisti del panorama italiano da Mogol a Califano, Mia Martini e Mietta. Adottato da Napoli, (ha anche cantato in dialetto) trova la città degradata «come tutte le grandi città, tranne Milano: lavori strampalati, caos». L'unica cosa che si salva dei napoletani è che «stanno in mezzo la strada, come i romani. Sono popoli di strada e ne avvertono i disagi e l'inefficienza»». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino