Anacapri blocca le capre: addio al pascolo libero

Lo stemma del comune di Anacapri
L'isola delle capre si divide sulle capre. No al pascolo libero. Sì al pascolo libero. Provocano danni. No, basta tenerle sotto controllo. Ad Anacapri è...

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L'isola delle capre si divide sulle capre. No al pascolo libero. Sì al pascolo libero. Provocano danni. No, basta tenerle sotto controllo. Ad Anacapri è diventato un caso, addirittura di interesse parlamentare. E non si dica che è un fatto di lana caprina. Il sindaco Alessandro Scoppa, con una ordinanza, ha vietato il pascolo vagante su tutto il territorio comunale. Insomma, capre sì ma non dovunque perché danneggiano sentieri e coltivazioni. Un pezzo di isola che mette al bando il suo animale simbolo.

Ha preso posizione il deputato del Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che si è fatto portavoce dei capresi paladini del mite quadrupede. Ha tuonato l'Associazione Amici di Cetrella, invece, che in un incontro al Comune ha rappresentato il disagio della comunità a causa della presenza di «capre vaganti che da tempo costituisce un grave pericolo alla sicurezza pubblica a cui va aggiunto la desertificazione del sentiero, dove la continua presenza delle capre ha completamente distrutto vegetazione e sottobosco». Come dire, capre più pericolose dei randagi, cani o gatti che siano, dei topi addirittura. 

Da Anacapri è stato Luigi Louis Molino, editore ed esperto di comunicazione, a lanciare l'appello al deputato Borrelli: «Far sospendere l'ordinanza per trovare soluzioni all'allontanamento degli animali e per garantire una pacifica convivenza tra cittadini e capre attraverso lo sviluppo di un progetto fondato sulla prevenzione al fine di evitare inutili e non necessari spese a carico del Comune».

Ma che cosa chiedono i paladini delle capre libere. «Ad esempio - scrive Molino - si può adibire un'area sul Monte Solaro-Cetrella a foresteria per il foraggio delle capre. Serve un intervento di sterilizzazione per il contenimento delle nascite e l'assistenza veterinaria. La storica presenza sull'isola di tale animale è addirittura immortalata nello stemma del Comune di Anacapri, dove si vede una capra che sale la scala che conduce al comune di sopra».

Uomini e capre, lo scontro non finisce qui. «La decisione - rispondono dal Comune - non va intesa come atto punitivo o contrario all'animale». Il vicesindaco Franco Cerrotta è categorico ma anche conciliante: «Anacapri e Capri sono comuni a vocazione animalista. Provvedono con il loro bilancio ad acquistare cibo per le colonie libere degli animali senza padroni, come i gatti capresi. Con un'altra ingente somma provvedono alla sterilizzazione per evitare che si moltiplichino in maniera incontrollata». 

Ma come mai ad Anacapri sono così tanto aumentate le capre vaganti o migranti? «Per quanto riguarda le caprette - ribadisce Cerrotta - non vogliamo espellerle ma vogliamo ridurle. Il forte aumento si è verificato negli ultimi anni a causa dell'abbandono da parte di qualche produzione cinematografica, che le ha utilizzate per le riprese. Una riduzione che andrà avanti in sinergia con le autorità o con le donazioni a volontari che vorranno accudirle per evitare la presenza in luoghi pericolosi: il passaggio sui sentieri del monte ha provocato spesso cadute di massi, in un caso c'è stata anche una frana, fortunatamente in una zona dell'isola, alle falde del Solaro, sul versante mare».

Tra ordinanze, progetti di controllo delle nascite, appelli ad Asl, prefetto e addirittura al Parlamento la questione ormai non è più solo di capre e lana caprina. 

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Il Mattino