Anfore e monili romani in casa dell'incensurato

Anfore e monili romani in casa dell'incensurato
Incensurato, nullafacente, insospettabile. In un appartamento del centro di Castellammare, però, custodiva un centinaio di reperti archeologici e una pistola giocattolo che...

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Incensurato, nullafacente, insospettabile. In un appartamento del centro di Castellammare, però, custodiva un centinaio di reperti archeologici e una pistola giocattolo che richiama quella delle forze dell'ordine. E tra quei cimeli spuntano importanti reperti dal valore incalcolabile.


Il blitz dei finanzieri è scattato all'alba di ieri. Le tracce di un traffico di reperti archeologici avevano portato gli investigatori nell'abitazione di un possibile collezionista di oggetti antichi. Gli uomini del gruppo di Torre Annunziata e della compagnia di Castellammare di Stabia, guidati dal colonnello Agostino Tortora e dal capitano Salvatore Della Corte, hanno effettivamente aperto la porta di un piccolo museo illegale, nel cuore della città, di proprietà di un 59enne che aveva un solo piccolo precedente alle spalle, neanche passato in giudicato.

I REPERTI
Tra scatoloni e teche, però, sono spuntati reperti di immenso valore. In tutto un centinaio tra oggetti, monili, frammenti per lo più di epoca romana, ma anche precedenti e successivi, fino all'alto Medioevo. Tutti sono stati subito sequestrati e portati all'attenzione della Soprintendenza di Pompei per una valutazione. Una decina di questi sono apparsi «pezzi unici» o di grande valore storico. In particolare, due piccole anfore perfettamente conservate. Si tratta di due anforischi biansati d'impasto, provenienti dalla valle del Sarno, probabilmente saccheggiati nell'area dell'antica Nuceria Alfaterna (l'attuale Nocera Inferiore), risalenti al VI secolo avanti Cristo. Pezzi pregiati di una collezione, conservati accanto ad una moneta d'oro raffigurante l'ultimo imperatore romano Teodosio e risalente al terzo secolo dopo Cristo. Di particolare pregio e interesse, ma soprattutto ritenuti pezzi quasi unici e conservati in maniera particolarmente buona, anche alcuni spadini di epoca altomedievale, recuperati probabilmente durante gli scavi che hanno riguardato piccoli insediamenti della zona, forse dalla vicina Lettere, dove contemporaneamente al restauro del castello è stato riportato alla luce l'antico borgo di quell'epoca. Sui reperti archeologici recuperati saranno effettuate altre perizie da parte degli esperti, per comprendere con precisione la provenienza.

IL BUSINESS

Quello che ipotizzano gli investigatori della guardia di finanza è che il 59enne sia uno dei terminali di un traffico di opere d'arte e di reperti archeologici ben più vasto, che rifornisce continuamente di oggetti antichi e preziosi molti dei quali dal valore inestimabile collezionisti dell'area stabiese e non solo. Già tra il 2014 e il 2016, le indagini coordinate da Pierpaolo Filippelli allora sostituto procuratore alla Dda di Napoli, oggi procuratore aggiunto a Torre Annunziata fecero emergere un inquietante giro illecito attorno ai reperti archeologici, in gran parte trafugati tra Pompei, Paestum e la Puglia, recuperati da squadre di tombaroli e poi rivenduti dai trafficanti (alcuni dei quali con pericolose frequentazioni in ambienti di camorra) praticamente in tutto il mondo. La vicenda adesso è al vaglio del giudice per l'udienza preliminare, che dovrà valutare se rinviare a giudizio o meno una ventina di persone. Durante la perquisizione di ieri mattina, infine, è stata sequestrata anche una pistola giocattolo, perfetta riproduzione di una Beretta 92, arma in dotazione alle forze di polizia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino