Il pg Riello: «La città legale ricorre troppo spesso a quella illegale»

L'inaugurazione dell'anno giudiziario (foto di Alessandro Garofalo)
Insiste sul concetto di due città, quella legale è quella illegale, troppo spesso legate da fili che vanno recisi. Torna sul tema della borghesia perbenista il...

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Insiste sul concetto di due città, quella legale è quella illegale, troppo spesso legate da fili che vanno recisi. Torna sul tema della borghesia perbenista il procuratore generale Luigi Riello nella sua rituale relazione di inizio anno giudiziario. Spiega il pg Riello: «La presunta città legittima condanna quella illegittima quale fonte di disagio e degrado urbano e civile ma ricorre ad essa per un gran numero di prestazioni: dal lavoro domestico a quello nero dei cantieri, dalla domanda di merci contraffatte a quella degli stupefacenti, dalla prostituzione al gioco d’azzardo, dal credito illegale al parcheggio abusivo». 

Insomma una città porosa dove la differenza tra bene e male è molto sfumata. 
 

Ed è ancora il pg a valutare l’incidenza del fenomeno del razzismo nel nostro distretto, non solo per l’impiego della manodopera di immigrati in tante aziende ma anche per altri fenomeni.
Spiega il pg Riello: “La preoccupante realizzazione di atti di violenza, particolarmente gravi, evidentemente motivati da odio razziale, perpretrati a Napoli, a San Cipriano d’Aversa e a Santa Maria Capua Vatere”.

Dolenti le note, secondo la più alta carica requirente del distretto, anche per quanto riguarda la prescrizione, tema su cui interviene anche il presidente di corte di appello Giuseppe De Carolis.
Ed è sempre De Carolis a confermare un dato su tutti, quello dell’imbuto in appello con la sopravvenienza di ben 15mila processi da trattare in sede penale.
Un argomento sul quale - spiega de Carolis alla platea della sala dei baroni - c’è stato anche un intervento del vicepresidente del Csm Ermini: «Apprezzo il fatto che mi abbia chiamato - spiega - manifestando attenzione per le carenze dei nostri organici, ma occorrono interventi risolutivi e di ampio respiro».
Come a dire: non basta una telefonata per colmare organici e smaltire quindicimila fascicoli.
La questione morale 

Non è finita. Nella sua conclusione, il presidente di corte di appello insiste su un concetto ieri indicato dai vertici

della Cassazione: la questione morale in seno alla magistratura, problema sentito anche nel distretto partenopeo.
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Il Mattino