Appalto al Rione Terra di Pozzuoli, il pm insiste: «Sì al carcere per quelli della cricca»

Dopo Oddati lasciano le celle l'ex sindaco e l'imprenditore

Il Rione Terra
Ha lasciato ieri il carcere, dopo sette giorni in una cella di Poggioreale. L’ex sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia ha ottenuto gli arresti domiciliari, provvedimento...

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Ha lasciato ieri il carcere, dopo sette giorni in una cella di Poggioreale. L’ex sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia ha ottenuto gli arresti domiciliari, provvedimento analogo a quello di cui hanno beneficiato pochi giorni fa l’ex dirigente della Regione Nicola Oddati e l’ex presidente Enit Giorgio Palmucci. È stato il gip del Tribunale di Napoli Antonio Baldassarre ad accogliere l’istanza dell’ex primo cittadino flegreo Figliolia (difeso dal penalista napoletano Luigi De Vita), ma anche in favore dell’imprenditore Salvatore Musella (difeso dall’avvocato Stefano Montone), in uno scenario investigativo che resta segnato da un braccio di ferro tra accusa e difesa. Quindi, sette giorni dopo il blitz, vanno agli arresti domiciliari Oddati, Figliolia, Musella e Palmucci. Ma non è tutto. È di queste ore la decisione della Procura di Napoli di fare appello al Riesame, in merito all’accusa di associazione per delinquere. In sintesi, il gip non aveva concesso gli arresti in cella per associazione per delinquere (salvo poi firmare degli arresti per turbativa d’asta e traffici di influenze), mentre ora la Procura si rivolge al Tribunale del Riesame. Parliamo di Rione Terra, della gara per rilanciare il centro storico di Pozzuoli e delle diverse interpretazioni del materiale raccolto grazie al lavoro dei finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria del comandante Paolo Consiglio e degli uomini della Squadra Mobile agli ordini del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. 

Chiaro lo scenario che emerge alla luce della lettura della misura cautelare firmata dal gip Baldassare in questi giorni: un gruppo di politici e imprenditori avrebbero provato a condizionare l’appalto per la gestione del rilancio di rione Terra. Una premessa che ha spinto la Procura a ipotizzare anche l’accusa di associazione per delinquere. Dopo un primo no da parte del gip (che non aveva ravvisato l’esistenza di un’associazione per delinquere), è di questi giorni la replica dei pm. Che insistono: l’associazione per delinquere c’è, chiediamo l’arresto in carcere. Inchiesta condotta dai pm Stefano Capuano e Immacolata Sica, sotto il coordinamento dei procuratori aggiunti Sergio Amato e Sergio Ferrigno, si lavora su intercettazioni, pedinamenti ma anche sugli atti della procedura d’appalto.

Come è noto, in sede di interrogatorio i principali indagati hanno negato di aver fatto parte di un sistema finalizzato a cambiare le carte in tavola, a proposito di appalti. Una versione diversa da parte della Procura che, in questi giorni, si è mossa in due direzioni. Da un lato i pm hanno firmato un parere contrario alla revoca degli arresti in carcere; dall’altro hanno depositato una richiesta di arresto bis per i presunti esponenti del gruppo di potere. Ma chi sono i soggetti inseriti nel presunto sistema di Pozzuoli? Gli inquirenti non hanno dubbi e puntano l’indice contro Oddati, Flaminio, Della Corte, Musella e Figliolia. 

Ora il duello - almeno per quanto riguarda l’ipotesi di associazione per delinquere - si sposta in sede di Riesame. Secondo la ricostruzione della Procura, l’imprenditore avrebbe fatto leva su Oddati, per agganciare l’ex numero uno dell’Enit; quest’ultimo avrebbe avuto un colloquio di pochi minuti con l’ex sindaco di Pozzuoli, salvo poi ritrovarsi inserito nella commissione aggiudicatrice dell’appalto, che poi - secondo la ricostruzione accusatoria - avrebbe scalzato il primo arrivato e favorito una Ati che faceva capo allo stesso Musella. Scenario di insieme, i singoli indagati su sono difesi. A partire da Palmucci, assistito dallo studio che fa capo all’avvocato Fabio Pinelli (oggi vicepresidente del Csm), che ha negato ogni ipotesi di combine dietro la valutazione espressa in sede di commissione; per poi arrivare a Oddati (difeso dall’avvocato Vittorio Giaquinto) che ha ricordato di aver chiesto soldi a Musella per motivi strettamente personali; per poi arrivare a Figliolia, che - in sede di interrogatorio - ha battuto su un punto in particolare: ho solo cercato di fare l’interesse del mio territorio. 

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Il Mattino