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È stato tra i primi ad accettare la sfida, convinto che sarebbe stato un successo. Non a caso Giorgio Ventre, docente di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni e per sei anni alla direzione del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell'Informazione, è direttore scientifico della Apple Developer Academy fin dalla sua istituzione nel 2016. Una creatura che ha plasmato insieme ai vertici di Apple, dando vita a una didattica innovativa poi copiata e replicata in molte università del mondo. Oggi nel polo federiciano di San Giovanni si consegnano circa 300 diplomi del quinto anno della Academy, con la presenza del rettore Matteo Lorito, del sindaco Gaetano Manfredi, dell'assessore regionale alla Ricerca, Innovazione e Startup Valeria Fascione, e di Lisa Jackson, vicepresidente Ambiente, Politiche e iniziative sociali di Apple.
Faccia il bilancio di questi cinque anni, cui si aggiungeranno altri quattro in una convenzione già siglata con Apple.
«Non dovrei essere io, potrei sentirmi dire Cicero pro domo sua. Provo a far parlare i numeri, sebbene il bilancio di questi cinque anni andrebbe fatto secondo due binari. Prima di tutto in base a ciò che è accaduto al suo interno, ma ancora di più su quello che ha rappresentato per tutto l'ecosistema dell'innovazione campano».
Inizi con il primo punto.
«Aver iniziato a collaborare con una multinazionale americana che è la best company digitale in termini qualitativi e quantitativi, e farlo alla Federico II, è stato il primo successo.
E i risultati quali sono?
«I dati che abbiamo sono molto buoni. I ragazzi non solo trovano lavoro e sarebbe assurdo vista la richiesta, ma fanno il lavoro che desiderano. Quelli che non lavorano lo fanno per scelta, per proseguire gli studi per esempio».
Qualcuno lavora alla Apple?
«Sì in tre, ed è una cosa che stupisce perché Apple è una società hardware. Moltissimi lavorano per Spotify, la piattaforma di musica online, altri per Asos.com, uno in particolare come ingegnere iOS, si è trasferito a Londra e dopo un anno circa ha accettato un nuovo ruolo nello sviluppo iOS per Twitter. Questi ragazzi devono andare a fare esperienza all'estero però poi devono tornare per lavorare qui e su questo dobbiamo impegnarci tutti. C'è poi un fatto straordinario per noi: ho studenti stranieri che vogliono restare a lavorare a Napoli».
Spieghi meglio.
«Un bielorusso, un pakistano e un indonesiano mi hanno confessato che vorrebbero restare qui. Gli ho detto: mettetevi in gioco, portate alle aziende di Napoli il vostro lavoro. Aziende che stanno aumentando proprio grazie all'Academy».
E qui veniamo al secondo punto?
«Esatto. Credo che abbiamo fatto un'operazione fondamentale con la Regione Campania, fin da subito abbiamo trovato un importante interlocutore come l'assessore Valeria Fascione che ha compreso la sfida e ha convinto il presidente De Luca che bisognava puntare su questi talenti. Oltre alle borse di studio ha aumentato le opportunità per le startup e i risultati oggi sono tangibili. La presenza della Apple ha trascinato altre dieci grandi società con cui siamo partner in altrettante Academy (e molte altre attendono di diventarlo), e aver aiutato tanti giovani ha fatto insediare qui imprese nel campo dell'innovazione, inoltre favoriamo il co-working nel nostro Polo di San Giovanni di cui oggi si parla come best practice nazionale. Insomma, in cinque anni abbiamo fatto tanto ma siamo pronti ad altre grandi sfide». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino