Evitò in extremis una strage perché, ai carabinieri che erano intervenuti dopo la deflagrazione che lo scorso 8 luglio devastò due interi appartamenti di un...
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Ma chi è in realtà Oreste, arrestato ieri mattina per i reati di fabbricazione e detenzione illegale di ordigni esplosivi e crollo di costruzioni? È un bombarolo professionista o solo uno al quale piaceva armeggiare con la chimica e gli esplosivi? Sul profilo Instagram si fa fotografare mentre imbraccia mitra e fucili. Su Facebook, invece, si definisce chimico per caso. Certo è che lo scoppio di luglio nell’abitazione nella quale viveva con la mamma, in un edificio di via Atellana, fu così violento che l’onda d’urto fu capace di abbattere di peso l’intera inferriata del balcone, facendola precipitare pericolosamente in strada: solo per un soffio non ci furono vittime e feriti. Anche Oreste e la mamma uscirono illesi da quell’inferno che oltre a distruggere il loro appartamento danneggiò seriamente quello di un vicino, creando una situazione di pericolo tale che precauzionalmente vigili del fuoco e carabinieri furono costretti a evacuare l’intero stabile.
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Gli inquirenti – le indagini furono affidate dal primo momento ai carabinieri di Arzano ai quali si aggiunsero gli artificieri del reparto operativo del Comando provinciale di Napoli e della sezione rilievi della compagnia di Casoria – si orientarono inizialmente verso una fuga di gas. Poi il muro di omertà venne mano a mano a cadere. Qualcuno aveva notato sul profilo Instagram un video in cui Oreste maneggiava esplosivi. Qualche altro l’aveva visto indossare una mascherina bianca mentre sul balcone di casa armeggiava sostanze chimiche. «Notavo una tanica blu con un adesivo che riportava dei simboli che di solito sono posti sulle confezioni delle sostanze chimiche per indicarne la pericolosità e l’infiammabilità», confidava uno dei testimoni ai militari dell’Arma. Così, con l’aiuto degli artificieri, si arrivò a scoprire la santabarbara. C’erano nitroglicerina, ciclotetrametilentranitroammina, ottogene, acido citrico e nitrico che, insieme a congegni vari, servivano per fabbricare i micidiali ordigni che gli inquirenti ritengono «home made», cioè di fattura artigianale improvvisata. Bombe di elevatissimo potenziale che venivano realizzate in condizioni di assoluta precarietà per unione di componenti chimici tra l’altro estremamente instabili e quindi altamente pericolosi.
Gli artificieri, in particolare, hanno accertato la micidialità dei congegni «facendoli brillare sul nudo terreno così da poter misurare il diametro e la profondità del cratere generato dallo scoppio e la diffusività dell’onda esplosiva». E poi, nella stanza di Oreste sono stati trovati anche appunti relativi alla modalità di sintetizzazione di esplosivi come Tatp e Etn, noti per essere stati impiegati anche in recenti attentati terroristici. Ma da dove provenivano le materie prime e a chi eventualmente servivano o sono state utilizzate quelle micidiali bombe? Interrogativi inquietanti che restano tuttora aperti: nonostante l’arresto di Oreste le indagini non sono per nulla concluse. E chissà che non riservi altri e ancora più eclatanti risvolti questa vicenda che all’inizio sembrava da archiviare come semplice incidente domestico.
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Il Mattino