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«Un organismo terzo, autorevole ed efficiente, come l’Ufficio Parlamentare del Bilancio, con il compito di definire i Lep». Ieri mattina il governatore Vincenzo De Luca rilancia la sua proposta per definire i livelli essenziali delle prestazioni: passaggio propedeutico ed essenziale per avere l’assenso, anche da Sud e dai governatori di centrosinistra, all’Autonomia differenziata cara al ministro Calderoli. Ipotesi, quella di coinvolgere l’Ufficio parlamentare che l’ex sindaco di Salerno fa da tempi non sospetti: quando tentò un dialogo con il ministro Calderoli sancito da un incontro a palazzo Santa Lucia a dicembre scorso.
Tutto nasce dalle dimissioni degli ex presidenti della Corte Costituzionale Giuliano Amato e Franco Gallo, dell’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e dell’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini, chiamati da Calderoli nel comitato. «Le dimissioni di quattro autorevoli costituzionalisti dalla Commissione Lep segnalano problemi e criticità reali, già previste e sottolineate da noi mesi fa. Credo che l’obiettivo di definire finalmente i livelli essenziali delle prestazioni sia essenziale nel percorso di superamento delle disparità dei servizi fra i nostri concittadini», spiega De Luca che, ieri mattina, ripropone «l’ipotesi di affidare ad un organismo terzo, autorevole ed efficiente, come l’Ufficio Parlamentare del Bilancio, il compito di definire i Lep». «Sarebbe - specifica -, fra l’altro, una prima connessione con l’indispensabile funzione del Parlamento nazionale su questa materia.
Poi nel pomeriggio il governatore della Campania entra più nel dettaglio. «Fra l’altro, uno dei rilievi critici fatti dai quattro costituzionalisti riguardava proprio il dovere di impegnare il parlamento italiano perché definire i Lep è una responsabilità nazionale. Non si può lavorare per singole materie e quindi dare questo incarico all’Ufficio parlamentare di bilancio significa fare andare avanti il lavoro ma in maniera assolutamente oggettiva e corretta».
Dalla Campania attacca Valeria Ciarambino, vicepresidente del consiglio regionale: «L’addio dei 4 saggi è solo l’ultima dimostrazione di quanto sia scellerata e impraticabile l’idea leghista di spaccare l’Italia e creare un Paese a due velocità, senza garantire uguali diritti sul territorio nazionale. E dal Pd va giù duro Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore nazionale dei sindaci dem. «L’Autonomia differenziata voluta dalla Lega è al capolinea. Le dimissioni di massa di Amato, Gallo, Pajno e Bassanini provano che - attacca - nessuno vuole essere complice di una riforma iniqua, sbagliata, che spezza l’Italia. Intanto Calderoli dice di voler andare avanti ma ci troverà sempre qui, contrari a questa porcata». Anche se proprio Calderoli tira dritto e anzi ieri rintuzza i 4 governatori Pd che hanno votato contro il suo ddl: «Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna è un autonomista convinto, il toscano Eugenio Giani è il più autonomista sulla faccia della terra e con Vincenzo De Luca ci ho parlato a lungo e so quali materie vorrebbe. Della Puglia, invece, dico con onestà che sono sempre stati contrari». Posizioni diverse che saranno approfondite il 21 e 22 luglio a Cesena dove Bonaccini riunisce i sostenitori della sua mozione congressuale. E sono già partiti gli inviti per i colleghi governatori.
Infine sull’audizione di Sabino Cassese, presidente del Comitato di esperti per la determinazione dei Lep, chiesta dal Pd, verrà data risposta nella seduta della commissione Affari Costituzionali la prossima settimana. Resta, intanto, fissato per oggi alle 14 il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl sull’Autonomia differenziata.
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