«Il 15 febbraio sarà una data cruciale per le Regioni, sopratutto per quelle del Sud. Si è chiamati a votare in Parlamento per il regionalismo differenziato....
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«Le Regioni più deboli, secondo dati reali e tangibili, sono quelle del Sud sembrano destinate ad essere abbandonate al proprio destino di inviluppo. Violando addirittura la stessa Costituzione nella parte in cui assicura l’universalità e l’omogeneità nel territorio della Repubblica dei diritti garantiti: una riforma che va ad accentuare le disparità dei servizi, collegati ai soli tributi dei singoli enti, non avendo più uguali risorse. Si va delineando una vera secessione tra Nord e Sud del Paese».
«Le regioni rischiano di diventare organi parastatali, in un'autonomia fittizia che nei fatti non può al momento esistere. Avere meno soldi dal governo non comporterà al Sud la possibilità di avere più poteri di governo. Anzi: fermerà la possibilità tangibile di offrire servizi e garantire diritti ed occasioni di sviluppo, ad appannaggio con buone probabilità soltanto di chi opera nel privato e a discapito della comunità. Il Sud rischia di scivolare ancora più a sud. Con un aumento delle tassi locali per garantire il minimo di ciò che oggi esiste. Ci sia uno scatto anche da parte del ministro per il Sud, Barbara Lezzi: non resti a guardare alla finestra un processo che non ci farà più andare avanti.
Vanno ripensati i criteri di ripartizione dei fondi, non creata una “secessione”, in linea con i bisogni dei territori
Con il regionalismo differenziato i diritti saranno garantiti soltanto in base ai redditi: meno sanità, meno trasporti, meno istruzione. In pratica meno futuro. Bisogna fare un passo indietro, pensando ad una riforma funzionale alla creazione di maggiore coesione tra Nord e Sud, tra amministratori locali e comunità di cittadini, ridefinendo i livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili a favore di tutti i cittadini italiani. Tutti. Senza mai dimenticare che il Meridione è la più grande ricchezza della nostra nazione».
«In qualità di sindaco di Pozzuoli, della quinta città della Campania, faccio appello al presidente dell’Anci, Antonio Decaro, di mettere in campo tutte le iniziative necessarie per sensibilizzare il Parlamento, le forze politiche e sociali e le istituzioni della Repubblica a ogni livello sulle conseguenze devastanti già intuibili. Non restiamo ancora una volta fermi, assistendo inermi a colpi letali per il futuro dei nostri figli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino