Diciotto anni e un fascino maledetto

Diciotto anni e un fascino maledetto
Era «Rosa di periferia», ma anche «petali caldi di Rosa». E pure la «Manuela Arcuri di Casandrino». Paesino dell’hinterland che sembra una frangia grigia e...

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Era «Rosa di periferia», ma anche «petali caldi di Rosa». E pure la «Manuela Arcuri di Casandrino». Paesino dell’hinterland che sembra una frangia grigia e sfilacciata, di capannoni e brutte costruzioni, della vicina Napoli. All’epoca dei fatti, il 2003, Casandrino deteneva il record di città più giovane d’Italia, con il settanta per cento della popolazione sotto i diciotto anni. Ed essere considerata bella e anche di più da questa impietosa platea under diciotto era un vanto certificato. Oltre che una maledizione. Come poi è stato per Rosa Della Corte, arrestata sei mesi dopo l’omicidio del fidanzato, Salvatore Pollasto, trovato cadavere sul sedile di guida della sua Y10, con i pantaloni abbassati e la maglietta alzata sul torace, segnato da due profondi tagli.












Chissà se qui è già arrivata la notizia della sua fuga. Certamente quando sarà di dominio pubblico, in molti sussulteranno. Di rabbia, soprattutto quelli che la chiamano assassina, seguita da altri termini dispregiativi. Di compiacimento, perché soprattutto tra le schiere dei suoi ammiratori e corteggiatori nessuno l’ha dimenticata. Di morbosità. Tra i centomila e più contatti su YouTube sul filmato tv di «Storie Maledette», dove Rosa Della Corte si racconta come un re nudo della sua sessualità, dichiarandosi bisessuale e ammettendo tutte le avventure con altri uomini, c’è da giurare che la metà dei click sono di queste parti. La storia maledetta di Rosa inizia la mattina del 4 aprile del 2003. Al 113 viene segnalato un uomo privo di sensi steso sul sedile di una Y10, chiusa dall’interno, posteggiata rasente un muro di cinta di un deposito, in una traversa cieca di via Falcone e Borsellino.






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Il Mattino