C’è anche la moglie del presidente della commissione regionale anticamorra tra gli avvocati arrestati nella storia dei fascicoli manomessi nel Nolano. Una doccia...
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È per lei, per la cancelliera Briaca, che viene organizzata una cena in una villa in casa di uno degli avvocati, per consegnarle un regalo da mille euro - un bracciale modello tennis - che rappresenta, secondo gli inquirenti, uno dei modi per sdebitarsi di una serie di condotte illecite. E non è un bel giorno per la giustizia vesuviana, secondo quanto emerge dalle indagini della Procura di Nola. È stato il gip Fortuna Basile a firmare dieci ordini di arresti ai domiciliari a carico di altrettanti avvocati; e di un altro ex dipendente del comune di Marigliano, finito nella trama delle indagini; ed è lo stesso gip ad aver disposto l’interdizione dalla professione per altri tre avvocati. Ma andiamo con ordine. Decisive le immagini ricavate grazie a una telecamera nascosta, ma anche alle intercettazioni che consentono di ricostruire la presunta trama di contatti clandestini.
Corruzione, soppressione, distruzione e occultamento di atti pubblici, falsità in atti pubblici, uso di valori di bollo contraffatti e truffa ai danni dello Stato sono le accuse mosse sulla scorta di filmati e intercettazioni.
Sotto accusa gli avvocati Maria Luisa D’Avino, Raffaele Pellegrino, Raffaele Montella, Anna Sommese, Pasquale Ambrosino, Maurizio Incarnato; Filomena Liccardo (per la quale scatta la sospensione di un anno dalla professione di avvocato), Massimo Marra, Angelo Guadagni (per il quale c’è la sospensione di avvocato per un anno); Maria Rosaria Santoro (per la quale scatta la sospensione dalla professione di avvocato per un anno); Pietro Marzano.
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A finire agli arresti domiciliari, dunque, anche l’avvocato D’Avino, moglie del consigliere regionale Carmine Mocerino, un politico da tempo impegnato nella lotta alla camorra e a ogni genere di malaffare, che al Mattino spiega: «Come uomo delle istituzioni ripongo assoluta fiducia nell’operato della magistratura, dobbiamo leggere le prime conclusioni di questa indagine per replicare in modo puntuale alle accuse». Assieme alla Briaca e al collega Raffaele Pellegrino, D’Avino avrebbe contribuito a distruggere in una occasione due fascicoli processuali; in un’altra circostanza avrebbe fatto sparire un numero imprecisato di fascicoli. A partire da oggi gli interrogatori di garanzia. Difesi - tra gli altri - dai penalisti Giovanni Conti, Roberto Cuomo, Francesco Picca, Angelo Pignatelli - tutti gli indagati potranno replicare alle accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino