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Una volta si giocava a «indiani e cowboys», o a «guardie e ladri», e per mimare le pistole si usavano le dita di una mano. Ma nell’era dei social e delle fiction, nella Napoli dei clan decapitati e polverizzati, che sanno essere più freddi e spietati di quelli raccontati dal primo Tornatore, si gioca a imitare i boss di Gomorra. Vico Carceri San Felice, alle spalle di piazza Dante, nel cuore della città. Sono da poco passate le 19,30 di una calda sera di maggio. Napoli è alle prese con la frenetica e martellante campagna elettorale, a pochi chilometri di distanza Berlusconi sta concludendo il suo comizio pro Lettieri, Bassolino e la sua ex delfina Valente litigano ancora.
Mentre attorno tutto scorre, in quel vicolo accade qualcosa, una scena incredibile, ripresa con un telefonino da un balcone. Nel video, pubblicato da Dagospia, si vede un gruppo di ragazzini che, armi giocattolo in pugno, mimano i boss di Gomorra, con tanto di spietata esecuzione e rocambolesca fuga. Si muovono proprio come gli attori-killer della fiction, sono vestiti allo stesso modo. Ma è solo un gioco? No. Viene fuori, infatti, che l’altra sera quei ragazzini erano attori della loro fiction, girata, come quella in onda su Sky, nei luoghi dell’altra Napoli. Una sorta di mini-Gomorra, insomma. Con un baby-regista d’eccezione: un 12enne con la passione per il cinema, apparso anche in una scena di Gomorra, l’originale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino