«Noi, giovani sbandati delle babygang di Montesanto: così vogliamo cambiare vita»

Sono sospettosi, intimoriti e non hanno molta voglia di parlare. La voce è bassa, tremolante e strozzata dalla diffidenza. Hanno tra i 15 ed i 17anni e cercano di farsi...

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Sono sospettosi, intimoriti e non hanno molta voglia di parlare. La voce è bassa, tremolante e strozzata dalla diffidenza. Hanno tra i 15 ed i 17anni e cercano di farsi forza l’uno con l’altro. Guardandosi, toccandosi e dandosi pacche sulle spalle. Solo quando sono tutti insieme riescono finalmente a raccontarsi. A ricordare quella che negli anni passati era la loro quotidianità. Parlano dei quartieri del centro e delle periferie. Dei gruppi in rivalità e delle giornate passate in strada a cercare di fronteggiarsi in maniera violenta e senza “sconti” per nessuno.


Sono giovani che hanno vissuto le babygang e che adesso hanno scelto di cambiare vita. Lo fanno con fatica, ma senza ripensamenti. Decisi a uscire da una realtà fatta di soprusi, brutalità ed emarginazione attraverso corsi di cucina e progetti di formazione della cooperativa Gesco sociale.

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«Prima facevamo quello che fanno tutti – raccontano – e non pensavamo alle conseguenze. Scendevamo in strada nei vicoli di Montesanto per fare danni e per fronteggiarci con quelli degli altri quartieri. La città la sentivamo nostra e volevamo imporci su tutti. Prendevamo gli alberi per accenderci i fuochi e per divertirci guardando le facce stupite della gente in strada. Non avevamo regole e cercavamo lo scontro in ogni momento. Poi abbiamo capito che non si poteva continuare così e che, se lo volevamo, le cose potevano cambiare. Abbiamo iniziato a seguire progetti di recupero che ci offrono nuove possibilità. Oggi siamo ragazzi con nuove idee e vogliamo costruirci un futuro diverso».
 
Un futuro fatto di impegno e alternative che passano attraverso programmi di lavoro e inclusione sociale. Nuove prospettive per ragazzi che hanno sempre vissuto ai margini della società e che oggi sono intenzionati a cambiare le cose.


«È nostro dovere – affermano i tutor Marco e Pietro – mostrare a questi giovani la strada giusta da seguire. Li abbiamo accolti e stiamo cercando di lavorare per loro giorno per giorno, tra mille impedimenti e difficoltà. Abbandonare le vecchie abitudini non è facile ma ognuno di loro ha una passione che va sfruttata. Le babygang possono essere annientate in questo modo. Recuperando i ragazzi aiutandoli ad esprimersi attraverso le loro attitudini e le loro potenzialità».    Leggi l'articolo completo su
Il Mattino