Babygang contro la polizia a Napoli, interrogati quattro teppisti

Li hanno identificati, li hanno riconosciuti e indagati. E li hanno convocati per i primi interrogatori. Rispondono di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, danneggiamento....

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Li hanno identificati, li hanno riconosciuti e indagati. E li hanno convocati per i primi interrogatori. Rispondono di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, danneggiamento. Sono in quattro e hanno un'età compresa tra i 14 e i 18 anni: sono pienamente imputabili, nel senso che possono essere processati e dovranno rispondere dinanzi ai giudici del Tribunale dei minori di una delle peggiori immagini emerse dalla cronaca di Napoli negli ultimi anni. Sono i teppisti dei fuocarazzi, i protagonisti dello scontro avvenuto lo scorso 17 gennaio nel cuore del borgo di Sant'Antonio Abate, la notte delle fiamme, delle cataste di legno da bruciare, della benzina per incendiare tutto, con le lingue di fuoco che devono arrivare fino al terzo piano dei palazzi, tanto per ripetere le parole di quella notte, per strappare il primato ad altre zone di Napoli dell'incendio più alto.


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Un'inchiesta giunta a una svolta: con il primo step di quattro indagati, in attesa di identificare almeno altri quattro teppisti (alcuni dei quali sono under 14, quindi non imputabili), che compaiono nei video dei social e in alcune immagini ricavate dalle telecamere nella zona. Ore di lavoro frenetiche per il pm Emilia Galante Sorrentino, sotto il coordinamento della procuratrice Maria De Luzenberger, sfilano i primi quattro indagati. Studiano, vanno a scuola (anche se c'è chi si presenta in classe in modo saltuario), si occupano di discipline legate al turistico, al professionale, iscritti in istituti dove la loro assenza non sembra abbia fatto notizia più di tanto. Ed è uno degli aspetti della rivolta contro la polizia che tiene vigile la Procura dei minori: nei prossimi giorni, i prèsidi dei singoli istituti verranno contattati per capire se in questi mesi hanno inoltrato segnalazioni alle rispettive famiglie e agli uffici competenti di assenze ripetute o episodi di bullismo. Verifiche in corso, che impongono ai dirigenti scolastici di non chiudere gli occhi di fronte a casi problematici. Ma torniamo alla cronaca dello scorso fine settimana, diventata virale sui social da un video del consigliere regionale Francesco Borrelli. Sono state notti di esaltazione e di violenza, attorno al fuoco e contro le forze di polizia.
 

Non è un caso che in queste ore gli inquirenti stiano valutando l'esistenza di possibili contatti tra la banda del borgo di Sant'Antonio, quella delle pietre e delle mazze scagliate contro la polizia, e un altro episodio gravissimo: il ferimento di un 15enne di Giugliano, colpito quattro volte al fianco e all'addome e miracolosamente sopravvissuto a una aggressione armata priva di senso, immotivata se non dalla volontà di rimarcare il proprio dominio del territorio. Ipotesi choc, su cui insistono le indagini: uno dei quattro minori potrebbe aver fatto parte del branco di via Toledo e di piazza Garibaldi, potrebbe aver impugnato l'arma con cui terrorizzare tre coetanei per una passeggiata per le vie del centro. E non è tutto. La notte del 17 gennaio è stata particolarmente impegnativa per le forze di polizia. A poca distanza dal Borgo di Sant'Antonio, sono stati registrati altri momenti di tensione tra divise e teppisti: in via Cerriglio, a pochi metri da piazza del Gesù, la polizia era intervenuta con la stessa strategia adottata al Borgo di Sant'Antonio, riuscendo a innaffiare le cataste di legno che dovevano bruciare, che dovevano strappare il primato del migliore fuocarazzo: quello che arriva fino al terzo piano dei palazzi, quello che lambisce i balconi e che mette in fuga anche le divise. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino