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«Le condizioni di inquinamento pregresse non potevano e non dovevano essere imputate a chi ha effettuato la bonifica (seppure, per ipotesi, in modo incompleto), bensì solo a chi in passato ha inquinato quel territorio». È uno dei punti centrali che ha spinto i giudici di Corte di Appello a firmare l'assoluzione, dopo 14 anni, per amministratori e manager finiti al centro dell'inchiesta sulla bonifica di Bagnoli.
Cadute le accuse di truffa e di disastro ambientale, come è emerso dalle motivazioni della sentenza pronunciata dalla terza sezione di Corte di Appello (presidente Giovanni Carbone) dello scorso 4 aprile sulle mancate bonifiche dell'area ex Ilva: completamente ribaltata la sentenza di primo grado. Ricordate il caso? Assolti Sabatino Santangelo (difeso dall'avvocato Giuseppe Fusco), che ha ricoperto incarichi di responsabilità nella gestione della bonifica, l'ex direttore di Bagnoli Futura Mario Hubler (difeso dall'avvocato Riccardo Polidoro), Gianfranco Caligiuri, Federica Caligiuri, Alfonso De Nardo (esponente dell'Arpac), Giuseppe Pulli (difeso dall'avvocato Claudio Botti), che ha ricoperto per anni il ruolo di dirigente al Comune e per Gianfranco Mascazzini, del ministero dell'Ambiente, deceduto lo scorso anno. Se gli imputati possono tirare un sospiro di sollievo e veder riconosciuta la propria innocenza perché non ci fu dolo da parte loro, per i cittadini napoletani resta invece l'amarezza che la prevista bonifica dei terreni di Bagnoli è fallita nonostante l'impiego di milioni e milioni di euro.
«I terreni - rileva il giudice - non furono bonificati perché non furono ripuliti in modo adeguato». Ci furono errori tecnici, ma non per mettere in atto un danno patrimoniale o un ingiusto profitto per la società Bagnoli Futura. L'accusa puntava a dimostrare che il motivo della mancata bonifica fosse dovuta alla tipologia di tecniche utilizzate del soil-washing e del land-farming che consentivano di smaltire i rifiuti direttamente in loco. Una scelta sopraggiunta in seguito all'indisponibilità della cava Pisani dove inizialmente era stato previsto di portare i rifiuti estratti dall'opera di bonifica. Costi di trasporto - da Bagnoli a cava Pisani - che avrebbe dovuto sostenere la società partecipata da Regione, Comune e Provincia Bagnoli Futura. Non fu errata la scelta di consentire di trattare i rifiuti con le tecniche del soil-washing e del land-farming, anche perché - riconosce il giudice - le maggiori spese di portare i rifiuti in discarica avrebbe comunque dovuto sostenerli una società a partecipazione pubblica. La mancata bonifica è dovuta principalmente a una errata esecuzione dei lavori, non perché gli imputati - Gianfranco Caligiuri, Alfonso De Nardo, Mario Hubler, Giuseppe Pulli e Sabatino Santangelo - volevano commettere una truffa.
Stesso discorso per quanto concerne le accuse di disastro ambientale colposo.
Il Mattino