Bambino morto dal balcone a Napoli, il giallo del domestico accusato di omicidio: ​un “buco” di tre ore

Bambino morto dal balcone a Napoli, il giallo del domestico accusato di omicidio: un “buco” di tre ore
Era sottoposto a cure, soffriva di disturbi psichici. E su queste cure, sulla terapia adottata fino a questo momento, sui medicinali assunti e i protocolli messi in campo sono in...

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Era sottoposto a cure, soffriva di disturbi psichici. E su queste cure, sulla terapia adottata fino a questo momento, sui medicinali assunti e i protocolli messi in campo sono in corso le indagini della Procura di Napoli, nel tentativo di sciogliere uno dei nodi principali dell’orrore napoletano: cosa è passato nella mente del 38enne Mariano Cannio, quando ha preso in braccio il piccolo Samuele e lo ha gettato nel vuoto? Cosa ha provocato quel corto circuito (in assenza di un movente certo), quando ha spento la vita di un bambino di soli quattro anni? Indagini condotte dal pm Barbara Aprea, si attende la convalida per il presunto assassino. Ma soprattutto si punta a fare chiarezza sull’uomo dal volto sorridente e dalla faccia pulita che era “di casa” per i genitori del piccolo Samuele. 

Sarà ascoltato il medico curante, nelle stesse ore in cui si stanno passando al setaccio i farmaci usati di recente e le terapie messe in campo. Pare che avesse abbandonato una vecchia cura, che avesse cambiato medicinali, che avesse cominciato a seguire un altro protocollo. C’erano delle prescrizioni specifiche? Quell’uomo era indicato come pericoloso? Domande che riempiono un fascicolo carico di silenzi e di cose non dette, anche alla luce di quanto accaduto nelle fasi immediatamente successive la morte di Samuele.

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Un buco di almeno tre ore. Dall’una di venerdì scorso, orario della morte di Samuele alle 17, quando è comunciato a circolare la notizia della presenza di un uomo in casa del bambino. Proviamo a rivedere la scena. Le urla della donna, il pianto disperato di Carmen, all’ottavo mese della sua seconda gravidanza. Non riesce a parlare, è sotto choc di fronte al dramma che le è toccato vivere. Intanto, in quei minuti, un uomo se ne va dalla casa del terzo piano di via Foria. È lui: è Mariano Cannio, che si allontana come se nulla fosse, come se non ci fosse a terra il corpicino di un bambino senza vita, che aveva stretto tra le braccia pochi attimi prima. Ed è questo uno dei punti oscuri della vicenda. Nessuno ha notato la fuga del 38enne. Nessuno si è insospettito, né la donna ha avuto la lucidità di comprendere la possibile responsabilità del proprio domestico (fatto umanamente comprensibile di fronte alla tragedia che si era abbattuta sulla sua vita). 

Resta il silenzio anomalo di uno spaccato popolare in genere abbastanza vigile, qui negli edifici storici che costeggiano via Foria. Nessuno si è interroga sulla presenza di quell’uomo «un poco strano», che andava a fare le pulizie in case e negozi dei paraggi. Anche in ospedale e nelle ore che seguono il dramma, non una parola fuori posto nei confronti del probabile assassino. È solo dopo alcune ore, nella serata di venerdì (intorno alle 22), la Mobile riesce a trovare Cannio, non nella sua abitazione in zona Tribunali, mentre circolava nei paraggi. 

È stata la donna, la mamma di Samuele, a fare probabilmente leva su se stessa e ad accennare alla presenza di Cannio, al momento della morte del figlio. Ha trovato un barlume di lucidità e ha raccontato dell’uomo delle pulizie, dando inizio a una caccia all’uomo che si è conclusa con la notifica di un provvedimento di fermo. Ma proviamo a ripercorre alcuni punti fermi: non c’è stato alcun urlo da parte del bambino, quanto basta a scartare l’ipotesi di un litigio estemporaneo; dopo aver gettato il piccolo oltre la ringhiera, l’uomo è scappato, senza neppure avvisare la mamma (che forse era in un’altra stanza). Agli atti restano alcune ammissioni da parte dell’indagato, che - assistito dall’avvocato Carmen Moscarella - si è limitato a ricordare di aver preso Samuele in braccio, senza ricordare null’altro. E restano i silenzi: quelli di un intero quartiere che per almeno 24 ore si è limitato a stringersi al dolore di una famiglia, senza minimamente accennare alla presenza di un uomo probabilmente psicolabile in casa del piccolo. Quanto basta a scavare nel buio di via Foria e in quelle tre ore in cui un fantasma ha lasciato la zona.



E forse si saprà di più questa mattina, al termine dell’udienza di convalida del gip prevista nel carcere di Poggioreale. Emergeranno nuovi elementi investigativi? Quali saranno le determinazioni del giudice? Sempre oggi è prevista l’autopsia sul corpicino del bimbo: subito dopo la famiglia stabilirà la data dei funerali.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino