La città dice mestamente addio al Banco di Napoli, uno dei più antichi istituti di credito del mondo. Non manifestazioni di piazza, non blocchi stradali per un...
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Tanti i passanti che si sono fermati a curiosare, pochi quelli che hanno chiesto informazioni e ancor meno quelli che si sono uniti alla sileziosa e composta forma di protesta. Dopo aver sfilato per un breve tratto di via Toledo gli esponenti del comitato guidato da Ciro Borrelli hanno deposto i loro ceri all'esterno della sede centrale dell'ormai ex Banco di Napoli e si sono attivati per un simbolico ma efficace volantinaggio.
«Siamo qui non per una vana speranza di rinascita del Banco di Napoli - ha commentato l'ideatore del Museo Antropologico di Napoli Gaetano Bonelli - ma per affermare tutto il nostro sdegno di fronte al silenzio di una intera città. Oggi non chiude una semplice banca, ma sparisce quello che era il simbolo dell'antica potenza di Napoli. La cosa che da più dispiacere - prosegue - è che la città assiste con indifferenza alla spoliazione dei suoi simboli. Napoli è sempre più addormentata e i cittadini sono sempre più indifferenti di fronte alla perdita di identità che è ormai una costante di questi ultimi anni. Quello che interessa ai napoletani è solo il calcio Napoli. Se per assurdo - conclude Gaetano Bonelli - stessimo parlando della fusione del Napoli con la Juventus i napoletani che oggi dovrebbero essere qui a migliaia si sarebbero riversati in massa in piazza».
Dello stesso avviso Ciro Borrelli, presidente del comitato "Salviamo il Banco di Napoli" e ideatore della manifestazione. «Nessuno più pensa a coltivare la memoria in questa città - afferma - si pensa solo alle cose puerili mentre la città giorno dopo giorno perde la sua identità. Piazza Mercato stava per essere pavimentata con l'orrenda pietra etnea, sulle torri aragonesi si costruiscono abitazioni - l'affondo - ma solo grazie all'opera di pochi cittadini volenterosi si riescono ancora ad arginare questi scempi. Intanto per una questione di vile denaro si da il colpo di spugna definitivo a cinquecento e più anni di storia. Una storia fatta di ricchezza, potenza e tante buone azioni in favore dei poveri di questa città». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino