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Di buon mattino Massimo di Porzio risponde con un guizzo nella voce: «Siamo stanchi ma felicissimi». Il presidente dei pubblici esercenti di Confcommercio è anche titolare del ristorante Umberto che non ha posti all'esterno e solo ieri dopo mesi di chiusura forzata ha riaperto le sale. I sorrisi e l'entusiasmo sono stati il leit motiv della giornata di ieri trascorsa tra bar che hanno riaperto le sale interne e il servizio al banco, e ristoranti che hanno ritrovato i tavoli al coperto e i clienti storici.
L'immagine della coppia di anziani seduti al tavolino, dietro i vetri del Gambrinus a spiare le prove generali della cerimonia per il due giugno, è stata un'emozione. L'ultima volta i clienti seduti ai tavoli dello storico locale li avevamo visti in tv, guardando l'indimenticabile Commissario Ricciardi; adesso, invece non è finzione ma realtà che segna un momento di svolta importante, una corsa verso quella normalità che a un certo punto era sembrata irrecuperabile.
Davide Esposito intercetta due clienti storici del suo bar, il San Caffè al Vomero; li chiama, li invita a entrare e per mostrare il sorriso abbassa per un momento la mascherina che tiene fissa sul volto da mesi.
C'è chi ha aspettato la ripartenza stringendo i denti e chi, invece, ha deciso di credere nella rinascita partendo da zero: scommettere sulla ristorazione nei giorni delle limitazioni era considerata una scelta azzardata, provare a inventarsi un locale da zero nei giorni della pandemia era una follìa «e infatti io sono completamente folle», ride di gusto Antonio Taglialatela sulla soglia di Don Cippone, il locale che ha inaugurato due giorni fa.
Antonio è tornato la scorsa estate. Napoletano di Giugliano, aveva la gestione dell'Odeon a Lugano, in Svizzera: cordon Bleu e simpatia, grandi affari e ottime recensioni, ma la sua terra gli mancava troppo: «Il richiamo di Napoli e della famiglia era troppo forte. So perfettamente di aver lasciato qualcosa di importante ma ho deciso che qualcosa di importante la farò qui, nella mia Napoli». In Svizzera Antonio non ha lasciato solo un locale avviato ma anche grandi certezze per il futuro: «Quando siamo stati costretti a chiudere ci hanno invitato a mandare una mail per chiedere i ristori: dopo tre giorni i dipendenti hanno iniziato a ricevere regolarmente l'80% dello stipendio che prendevano, e io una somma adeguata al mantenimento in vita del locale nonostante la chiusura». Però Antonio non guarda alla Svizzera con invidia: «Ringrazio quella terra che mi ha dato tanto ma oggi vivo per Napoli. Avevo in mente un locale dove fermarsi, sedersi e sentirsi come a casa. Per ora ho virato verso un take away perché il momento non è ancora quello giusto, ma quando cambieranno le cose cambieremo anche noi. Promesso».
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