Beni confiscati, il report di Libera: 136% in più negli ultimi 3 anni, 164 procedimenti a Napoli

Beni confiscati, il report di Libera: 136% in più negli ultimi 3 anni, 164 procedimenti a Napoli
Scendendo più nel dettaglio in merito alla distribuzione geografica degli uffici procedenti, Libera segnala come nel triennio 2019-2021 siano stati iscritti 246 nuovi...

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Scendendo più nel dettaglio in merito alla distribuzione geografica degli uffici procedenti, Libera segnala come nel triennio 2019-2021 siano stati iscritti 246 nuovi procedimenti in Sicilia, 218 in Calabria, 184 in Campania. Rilevanti anche le iscrizioni in Lombardia (115), in Puglia (86) e in Piemonte (74). I distretti giudiziari di Reggio Calabria (166), Napoli (164) e Palermo (152) risultano quelli con il numero maggiore di nuovi procedimenti iscritti nel triennio. Nell'area centro nord, invece, il maggior numero di iscrizioni si registra per i distretti di Milano (91), Torino (74), Bologna (55) e Roma (49).

Gli importanti risultati raggiunti in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale - fa notare Libera - richiamano sempre più l'attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che richiedono uno scatto in più da parte di tutti.

Per queste ragioni, l'associazione guidata da don Ciotti chiede con urgenza e rilancia alcune proposte: prevedere l'attuazione della riforma del Codice Antimafia del 2017 nelle sue positive innovazioni; rendere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati uno strumento di crescita e sviluppo economico per le comunità territoriali; aumentare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni, attraverso la piena e completa accessibilità alle informazioni riguardanti i beni confiscati, affinché sia da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine; utilizzare una quota del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali sequestrati e confiscati a mafiosi e corrotti per sostenere il percorso di destinazione e di assegnazione dei beni confiscati e promuovere forme di imprenditorialità giovanile, di economia sociale e mutualismo; evitare che tanti beni immobili possano rimanere «accantonati», in attesa delle verifiche dei crediti in buona fede, e successivamente destinati alla vendita; tutelare il lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate, sostenendo la rinascita di queste esperienze e la loro continuità produttiva, anche attraverso la costituzione di cooperative promosse dagli stessi lavoratori.

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Il Mattino