«Papà Toni mi ha messo sotto il rubinetto tenendomi la bocca aperta, mi voleva affogare»: a riferire questa circostanza, subita dalla sorellina di Giuseppe, il...
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La dottoressa è testimone dell'accusa al processo, in corso a Napoli, sull'omicidio di Giuseppe. Rispondendo alle domande della neuropsichiatra in un ambiente protetto dell'ospedale, audizione peraltro videoregistrata, la bimba riferisce anche di una reazione, ma solo verbale, della madre («basta, li stai uccidendo»). La bimba, sollecitata dal medico a riferire i comportamenti della madre rispetto alle percosse inflitte ai figli dal compagno, fino a quel momento aveva riportato solo atteggiamenti disinteressati, mai, dice la dottoressa Falco, «di una difesa fisica dei bambini».
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«Ho visto Giuseppe sul divano, non riusciva a parlare, aveva gli occhi un pò aperti e un pò' chiusi. Gli ho detto: respira» ha ancora raccontato la psichiatra infantile Carmelinda Falco riferendo le parole della sorellina del piccolo Giuseppe. La dottoressa, rispondendo alle domande del pm Izzo, ha descritto lo stato psicologico della bimba, ascoltata anche in incontri protetti, nell'ospedale Santobono dove era ricoverata: «Per difendersi aveva creato una strategia: fingeva di svenire. Una strategia che aveva suggerito anche a Giuseppe e a noi, che la stavamo aiutando, in quanto ci riteneva in pericolo».
Aveva chiesto aiuto alle maestre, la sorellina di Giuseppe, un appello però rimasto inascoltato: lo ha confermarlo la neuropsichiatra infantile Falco. La bimba, durante il ricovero al Santobono, avrebbe raccontato di aver detto alle maestre: «Chiama i carabinieri e non li hanno chiamati». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino