Napoli, la bomba di Ponticelli era per il boss De Micco: da poco scarcerato, si faceva vedere con la pistola in pugno

Napoli, la bomba di Ponticelli era per il boss De Micco: da poco scarcerato, si faceva vedere con la pistola in pugno
Ancora una bomba a Ponticelli, un altro attentato di camorra e stavolta è stato solo il fato ad evitare che due innocenti, un bimbo e sua madre, potessero avere conseguenze...

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Ancora una bomba a Ponticelli, un altro attentato di camorra e stavolta è stato solo il fato ad evitare che due innocenti, un bimbo e sua madre, potessero avere conseguenze serie da quello che sembra un vero e proprio atto di guerra in uno scontro tra clan che non conosce più limiti. L’ultimo agguato è avvenuto nella tarda sera di martedì all’esterno di una palazzina di due piani nel quartiere di Napoli Est, in via Piscettaro. Un ordigno rudimentale è stato lanciato da un auto in corsa, ha danneggiato i vetri di alcune abitazioni della zona e le schegge hanno ferito una donna e suo figlio, ma per fortuna si è trattato solo di lievi escoriazioni. Ora nel quartiere, ma anche le forze dell’ordine, tutti temono che a questo nuovo attentato ne possano seguire ancora altri atti di rappresaglia. È infatti il quarto ordigno in pochi mesi che viene fatto esplodere a Ponticelli, un luogo diventato ormai una sorta di zona di guerra.

L’ordigno - ne sono certi i poliziotti che indagano sul caso - era diretto a Marco De Micco, uno dei capi dell’omonimo clan scarcerato solo pochi mesi fa, lo scorso marzo. L’uomo abita proprio in quella palazzina dove è stato fatta esplodere la bomba-carta. Marco De Micco - detto “Bodo” - si è insediato a Ponticelli dopo il declino del clan Sarno. È stata una «scarcerazione eccellente» come quella di “Bodo” ad alimentare probabilmente la tensione nel quartiere dove è forte la contrapposizione tra i De Micco e l’altro clan egemone sul territorio dei De Luca-Bossa. C’è paura nelle strade di questo agglomerato urbano che sembra dimenticato da tutto e da tutti, ma sottovoce qualcuno ha ancora voglia di denunciare. Alcuni ragazzi fanno risalire questa tensione proprio alla scarcerazione di De Micco, qualcuno racconta che lo scorso giugno l’uomo - classe 84 - volle palesare plasticamente la propria presenza sul territorio girando in strada con alcuni sodali in sella alle moto impugnando le pistole, ma senza sparare. Cosa accadrà dopo questo affronto della bomba-carta lanciata in quel palazzo di via Piscettaro? Tutti si dicono certi che a breve scatterà qualche genere di rappresaglia. Anche per questo da ieri mattina gli uomini della Squadra mobile guidata da Alfredo Fabbrocini monitorano il territorio con ancor più attenzione. Del resto gli equilibri tra i frastagliatissimi clan di Ponticelli - in cui si inseriscono pure gli uomini del famigerato gruppo di fuoco degli «XX» dei De Martino passati in poco tempo dall’appartenenza al clan Mazzarella a quello dell’Alleanza di Secondigliano - sono cosi fragili da rendere la situazione ancor più esplosiva e le matrici dell’agguato ai De Micco sono ancora tutte da chiarire. Le dinamiche sono così mutevoli che non viene esclusa nessuna pista, pure un possibile scontro tra i “Bodo” e gli «XX». 

Lo scorso maggio, dopo solo poche settimane dalla scarcerazione di De Micco, nel quartiere si registrarono tre attentati con gli esplosivi in soli quattro giorni. L’ultimo ordigno fu esploso con una bomba lanciata da un cavalcavia sul rione De Gasperi di Ponticelli, ma che esplose troppo vicina all’automobile degli stessi attentatori costringendo gli occupanti dell’Alfa Stelvio a fuggire a piedi e abbandonare la vettura poi recuperata dalle forze dell’ordine. Ora è tornata la paura e i residenti non ne possono più. «L’ennesimo attentato dinamitardo - ha fatto notare il Comitato di liberazione della camorra, con il senatore Sandro Ruotolo in testa - è avvenuto a 50 metri da dove sorge il monumento per le vittime innocenti dell’agguato dell’11 novembre del 1989, quando una paranza di killer fece fuoco all’esterno del bar gelateria Sayonara. Ora si mettano in campo iniziative concrete». 

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Il Mattino