Sarà un geologo nato a Milano e residente nel trevigiano a scrivere buona parte della sentenza del processo a Bagnolifutura. Aula 410, la sesta penale (presidente Sergio...
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Truffa, falso, disastro ambientale, omessa bonifica sono le accuse mosse dal pm Stefania Buda, sotto accusa l'ex management di Bagnolifutura, la società comunale incaricata di realizzare la bonifica dell'ex giacimento siderurgico. Ma in cosa consistono i quesiti posti al consulente? In quattro pagine, il collegio abbraccia tutti i punti toccati nel corso del processo, a partire proprio dai capi di imputazione. In sintesi, il Tribunale chiede risposte sia sul progetto di bonifica, che sulla sua fase esecutiva.
Ma ecco alcuni dei quesiti posti dal giudice: le varianti di progetto furono realmente necessarie? Una domanda che va ricondotta - nell'ottica dei giudici - al cambio di destinazione d'uso da residenziale a commerciale-direzionale-industriale. E poi: «Viste varianti e modifiche, gli eventuali nuovi prezzi sono da ritenersi congrui?». Ma i giudici poi si soffermano su una serie di interventi in corso di riqualificazione. «Furono eseguite indagini integrative al piano della caratterizzazione prima delle varianti di progetto? E in caso positivo, evidenziarono una situazione di contaminazione differente?». Ma ce n'è anche per l'Arpac, agenzia regionale in materia ambientale: «Le controanalisi Arpac, necessarie a validare i dati di caratterizzazione, furono effettuate anche per le eventuali indagini integrative?». Fin qui quesiti che hanno riguardato la fase progettuale della bonifica, mentre nella seconda parte del documento sottoposto all'attenzione del consulente riguarda gli interventi di esecuzione. Chiedono i giudici: «Gli interventi di bonifica e messa in sicurezza eseguiti hanno effettivamente provocato un peggioramento delle condizioni preesistenti? Si può affermare (come sostiene la Procura, ndr) che sono stati miscelati rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi durante le operazioni di bonifica e di messa in sicurezza? E sulla base di quali elementi?». E «quali furono i controlli esercitati? C'è stato un contraddittorio con i tecnici dell'Arpac?». Chiaro il riferimento anche alla necessità di verificare eventuali contaminazioni della falda acquifera, quindi dell'ambiente marino sul litorale occidentale.
Domande che rappresentano il cuore del processo, mentre - su un versante parallelo - restano sotto sequestro le zone ex Italsider. Resta in vigore infatti un'ordinanza dello scorso luglio, che disciplina i rapporti tra la cabina di regìa voluta dal governo Renzi per bonificare la zona e il Tribunale di Napoli, a proposito di accessi nella zona. Come è noto l'intero territorio è sotto processo e un'eventuale «mission» a Napoli ovest dei tecnici governativi dovrebbe essere autorizzata dai giudici napoletani. Resta, sullo sfondo, l'ultima domanda, quella legata alla denuncia che ha dato inizio all'inchiesta nel lontano 2007: è possibile affermare che gli interventi di bonifica possano aver determinato un danno alla salute delle persone?
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Il Mattino