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Napoli non è solo lungomare e Decumani. Sono tante le zone del centro piene di storia, ma non ancora del tutto scoperte dal grande turismo di massa tornato a riempire la città. Tra queste, c'è il Borgo Orefici, con la sua grande tradizione artigianale che regge, eccome, il passo coi tempi. La grande ripartenza post-Covid di questi giorni tocca anche questo dedalo di vie storiche strette tra la marina, Corso Umberto e la zona di Sant'Eligio e Mercato. Qui, in attesa del definitivo ritorno del turismo intercontinentale che tra questi vicoli spende in beni di lusso, si afferma una scuola di livello europeo. Parliamo de La Bulla, che ospita aspiranti gioiellieri provenienti da ogni angolo del pianeta: dal profondo Nord Italia fino al Messico, Cile e Colombia. Un tasso di occupazione da capogiro, del «90% presso grandi marchi del settore», spiega Roberto De Laurentiis presidente del Consorzio Borgo Orefici. «La scuola è un serbatoio per gruppi aziende di grande livello, che vengono da noi a scegliere i ragazzi. La qualifica del nostro corso biennale, senza scopo di lucro, è riconosciuta dall'Ue». Costo 7mila euro, il più basso in Italia («in altre città del Paese costa 25mila e 30mila euro», aggiunge De Laurentiis).
La Bulla, da cui la scuola prende il nome, è un antico amuleto di epoca romana. E proprio dalla riproduzione di questo gioiello parte una delle mission attuali della scuola: «Grazie al Rotary - continua De Laurentiis - stiamo portando avanti la realizzazione di borse di studio per i ragazzi più volenterosi, alcuni dei quali anche con difficoltà legali. Il nostro simbolo è la bulla, che gli antichi romani utilizzavano come augurio di buona sorte, un po' come noi napoletani utilizziamo il corno.
Dal Borgo Orefici a Bulgari o Damiani, insomma, il passo è breve. Non a caso i protagonisti della scuola sono proprio loro: i ragazzi che arrivano da ogni dove per imparare il mestiere del lusso fatto rigorosamente con le mani tra i banchi di legno de La Bulla. Tra fiamme ossidriche e strumenti di precisione incontriamo la giovane Evi Scrinzi, per esempio, che arriva da Bolzano: «Sapevo che questa era una buona scuola - sorride - Ho sempre sognato di smontare e montare gli oggetti, fin da quando ero piccola, perciò ho abbandonato psicologia a Firenze ed eccomi qui. Avevo letto recensioni e programmi delle scuole orafe e ho notato che la Bulla era incentrata molto sulle attività di laboratorio, al contrario di altre scuole che invece si concentrano di più sul design del gioiello. Ecco perché ho scelto Napoli». Mario Alexis, invece, ha 44 anni e viene addirittura dalla provincia di Città del Messico. In valigia, si è portato il sogno di diventare orafo: «Ho trovato questa scuola su Internet - racconta - E l'ho scelta tra tutte le altre del mondo. Sono contento di essere venuto a Napoli, sto imparando tanto e mi trovo bene in questa città».
«Mia madre era gioelliere - dice Serena Cavaliere - ed è stata lei a trasmettermi la passione. Con l'e-commerce c'è un gran ritorno della merce non industriale, realizzate con le mani. La prosecuzione di tecniche antiche portata avanti qui, in questo senso, è molto importante. Sogno di portare in giro per l'Europa la tradizione antica di lavorazione della cera, di cui di sta perdendo il know how a causa dell'avvento tecnologico». «Abbiamo un tasso di occupazione del 90% in dieci anni di attività - Ilaria Mainini, direttrice della scuola - Calcolato sui 300 studenti totali che abbiamo accolto da noi».
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