Boss a 17 anni e già reclutava: «A Forcella hai sbagliato bandiera»

I luoghi dell'omicidio di Emanuele Sibillo
«Ho tenuto la possibilità di farlo pure con te e non l‘ho fatto, e sai perché? Perché siamo di un solo quartiere, però purtroppo uno porta una bandiera e un altro ne porta...

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«Ho tenuto la possibilità di farlo pure con te e non l‘ho fatto, e sai perché? Perché siamo di un solo quartiere, però purtroppo uno porta una bandiera e un altro ne porta un’altra...però la bandiera che portavi tu è strafottente e se a te succede un 17 quelli là dentro sai come la pensano? “Morto un papa se ne fa un altro”». Emanuele Sibillo, ucciso l'altro ieri sera, parlava così a un giovane legato al gruppo rivale per convincerlo a passare dalla sua parte. Era l’estate del 2013 e lui ancora un minorenne. Era il periodo in cui i criminali ragazzini del centro storico provarono a fare il salto e inseguire il sogno di regnare su Forcella come negli anni Ottanta avevano fatto Loigino e i suoi fratelli. E forse anche per questo si erano alleati con i nipoti dei vecchi capiclan, i Giuliano di terza generazione. Emanuele era nel gruppo dei nuovi babyboss del centro storico. Il suo nome è nell’elenco dei 62 indagati nell’inchiesta sui clan di Forcella...








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