Napoli, boss pronto a scappare: il Riesame lo inchioda in cella

I giudici rigettano la richiesta di revoca della misura cautelare per Giuseppe Lo Russo e Bocchetti jr

La procura della Repubblica
Niente sconti, né benefici per Giuseppe Lo Russo, il boss arrestato un mese fa fa all'uscita del carcere di Novara dopo aver scontato una lunga detenzione. Sono stati i...

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Niente sconti, né benefici per Giuseppe Lo Russo, il boss arrestato un mese fa fa all'uscita del carcere di Novara dopo aver scontato una lunga detenzione. Sono stati i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli (dodicesima sezione) a respingere l'istanza di revoca per il boss fondatore dei cosiddetti "Capitoni" di Secondigliano, confermando l'esigenza della misura cautelare. Indagato per due omicidi (Angelo De Caro e Giuseppe Bevilacqua) consumati negli anni Novanta, Giuseppe Lo Russo è indicato in una recente informativa della squadra mobile (agli ordini del primo dirigente Alfredo Fabbrocini) come un soggetto capace di eludere le indagini e riorganizzare il presunto retroterra criminale.

Decisivo il lavoro fatto dai pm Celeste Carrano e Maria Sepe, che hanno depositato in questi giorni il frutto di nuove indagini. Agli atti sono finite le trascrizioni di alcuni colloqui intercettati in carcere, da cui emergerebbe la volontà di Giuseppe Lo Russo di far perdere le tracce, una volta scarcerato dopo 24 anni di cella. Stando alla lettura del provvedimento - depositato dopo due giorni di camera di consiglio - i giudici hanno anche appurato che le indagini risultavano formalmente corrette, alla luce dei recenti dispositivi della cosiddetta riforma Cartabia.

Difeso dai penalisti Antonio Abet e Domenico Dello Iacono, si attende il deposito delle motivazioni, rispetto alle quali non si esclude un ricorso per Cassazione da parte dei legali di Lo Russo. Resta in cella anche Gaetano Bocchetti, ritenuto erede di una famiglia che negli anni Ottanta diede vita alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano. 

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Il Mattino