Bradisismo Campi flegrei, la spiegazione: dietro i terremoti un brusco rialzo del suolo

In un solo giorno la terra si è sollevata di un centrimento

Un grafico sul bradisismo
Sollevamento e sismicità. Quando c'è il primo, inevitabilmente arriva anche il secondo. Il fenomeno bradisismico dei Campi Flegrei è basato su questo...

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Sollevamento e sismicità. Quando c'è il primo, inevitabilmente arriva anche il secondo. Il fenomeno bradisismico dei Campi Flegrei è basato su questo binomio. I giorni scorsi però sono stati assai intensi e con il bollettino settimanale stilato dall'Osservatorio Vesuviano è facile capirne il motivo: tra il 9 e 10 aprile il suolo del Rione Terra si è alzato di circa un centimetro. Dopo ventiquattr'ore, la velocità del sollevamento è ritornata ai valori che ci sono da gennaio (un centimetro al mese) ma quell'innalzamento repentino ha generato una serie di sciami sismici tra cui quello di domenica scorsa, con il sisma di magnitudo 3.7 avvertito anche in molte zone di Napoli.

Altra difformità registrata nella settimana dall'8 al 14 aprile è stata il lieve aumento di temperatura della fumarola Pisciarelli che sabato è passata da 94 gradi a 96. Tuttavia si tratta di variazioni che per l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia rientrano nella norma per i Campi Flegrei. La conoscenza dell'area flegrea, però, si arricchisce di un nuovo studio (ancora in fase di pre-stampa) che apre nuovi interessanti scenari: in corrispondenza del Monte Olibano (versante sud-est della Solfatara nei pressi dell'Accademia Aeronautica) sarebbe stata individuata un'anomalia geodetica (un'area sferoidale che si abbassa rispetto a tutto il resto che si alza); e la presenza di una porzione ellissoidale a 3.825 metri di profondità, definita zona di accumulo di fluidi magmatici (non magma) provenienti da profondità maggiori, corrispondente all'area dove si concentra la maggior parte dei terremoti.

Il sollevamento

Il Rione Terra si è sollevato di un centimetro in un giorno solo, tra il 9 e 10 aprile. Non una stranezza, ai Campi Flegrei è successo e potrebbe ancora accadere. L'ultima volta è avvenuto tra il 21 e 23 settembre, pochi giorni prima della scossa record di magnitudo 4.2 del 26 settembre. In quel caso, il movimento fu meno repentino (tre giorni), ma anche stavolta, proprio come a settembre, al brusco sollevamento è seguito un sisma più energetico ovvero quello di magnitudo 3.7 di domenica. La sismicità ai Campi Flegrei dal mese di gennaio ha ricominciato ad aumentare proprio in funzione dell'aumento del sollevamento, dopo la breve pausa di circa di un mese e mezzo tra novembre e dicembre. Dal primo aprile a ieri pomeriggio ci sono stati 554 sismi, già ampiamente superiori a tutto il mese di marzo, che ne ebbe 461. Una situazione assolutamente coerente con il fenomeno bradisismico, che alterna periodi di sismicità più o meno intensa all'interno della stessa crisi, come registrato anche in passato.

L'istituto

Un nuovo studio in pre-stampa, su cui hanno lavorato ben dodici autori dell'INGV (tra cui il direttore dell'OV Mauro Di Vito) e del CNR, indaga sugli spostamenti superficiali della caldera dei Campi Flegrei, usando due modelli di sorgenti di deformazione. È stata identificata prima di tutto una sorgente di forma ellissoidale (chiamata penny-shaped) che si gonfia a una profondità di 3.825 metri e si trova nella zona centrale della caldera, con al centro tutti gli ipocentri registrati finora. «Questa fonte primaria può essere interpretata come l'intrusione di un piano di soglia (sill) o come zona di accumulo di fluidi magmatici provenienti da profondità maggiori» dicono gli autori che propendono «verso la seconda interpretazione. Tuttavia, l'ipotesi di un'intrusione magmatica, come riportato in altri studi geofisici, non può essere scartata». Inoltre, hanno studiato in modo più dettagliato l'anomalia geodetica identificata al Monte Olibano, effettuando ulteriori esperimenti teorici. I risultati avrebbero mostrato «una sorgente secondaria di tipo sferoide che si sgonfia, che coincide con l'anomalia geodetica rivelata, a una profondità di circa 500 metri), e distante 1,3 chilometri dalla proiezione della sorgente primaria». Tuttavia, il modello «non permette di giustificare pienamente le misurazioni disponibili», ma gli autori ammettono che «le nostre scoperte suggeriscono che l'anomalia geodetica rivelata in corrispondenza del Monte Olibano, dovrebbe essere collegata al regime di sollecitazione di trazione, prodotto dalla fonte di deformazione primaria. Questa interpretazione si allinea con la concentrazione di terremoti, generalmente con meccanismi focali di trazione, ed emissioni delle fumarole in questa zona, che indicano la presenza di faglie, fratture e circolazione dei fluidi idrotermali».

Questo fenomeno trova conferme sull'influenza «delle eterogeneità» delle rocce che caratterizzano il Monte Olibanoarea Accademia, che possono esercitare un'influenza sulla risposta di sollevamento. Ma anche il legame «tra l'evoluzione dell'anomalia geodetica e la sismicità sopra menzionata, supporta questa interpretazione ed evidenzia una stretta relazione tra la sismogenesi nella caldera di Campi Flegrei e il campo di sollecitazione locale». Per questi motivi, gli autori definiscono l'area dell'anomalia geodetica come «una zona di debolezza crostale, che richiede un attento monitoraggio e studio futuri».
 

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Il Mattino