Martin e Miriam (i nomi sono di fantasia) hanno 11 e 12 anni e ogni giorno percorrono chilometri per raggiungere la scuola. Un sacrificio che si aggiunge ai tanti che i loro...
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A farne le spese, di conseguenza, sono i due bambini che a metà dell'anno scolastico hanno dovuto accontentarsi di fotocopie fatte dai libri prestati loro dai compagni di classe oppure delle pagine dei testi inviate dagli insegnanti sia a loro che ad altri alunni disagiati tramite chat whatsapp. Sfiduciati tuttavia i genitori dei due piccoli nomadi che, per ovvi motivi (dopo l'incendio del campo di Cupa Perillo, dove vivono da oltre vent'anni), preferiscono mantenere l'anonimato. I costi per l'acquisto dei libri di testo dei loro due figlioletti vanno infatti ad aggiungersi alle spese accessorie per tutto il resto: zaini, grembiuli o divise, materiale didattico, ticket e libretti sanitari. «Come facciamo - si chiede inoltre il papà - a far studiare i nostri figli a casa senza un computer? Oggi la nuova didattica ha visto i vecchi dizionari soppiantati dai pc, ma per chi non ce l'ha come si fa?».
Ciò significa che i bambini nemmeno una ricerca possono svolgere a casa, ossia nel campo dove vivono. La pratica delle fotocopie o di intere pagine di libri diffuse a tappeto tramite whatsapp è quella adottata dalla maggior parte delle famiglie in difficoltà che vivono nelle periferia nord. Come testimonia anche Rosalba Rotondo, dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Ilaria Alpi-Carlo Levi: «C'è chi li fotocopia o chi li compra con grossi sacrifici in attesa del rimborso. O ancora chi utilizza i testi che gli vengono donati dagli stessi insegnanti a cui resta qualche copia-saggio dei librai. Ma bisognerebbe fare un lavoro pregresso per non trovarci in difficoltà - spiega la preside - Già dal primo quadrimestre io chiedo ai miei docenti di consegnarmi una griglia con i nomi degli alunni che non hanno potuto acquistare i libri. Così abbiamo scelto come intervenire per sopperire al disagio di tante famiglie».
La preside di Scampìa ha infatti adottato da quest'anno il cosiddetto «book in progress». Ma di che si tratta in buona sostanza? «Sono materiali didattici sostitutivi dei libri di testo, scritti dai docenti stessi che fanno parte della rete nazionale che fa capo alla scuola capofila, l'Istituto industriale e liceo delle scienze applicate «Ettore Majorana» di Brindisi. I testi sono disponibili sia in formato cartaceo che digitale. Ed è uno strumento che, oltre a migliorare l'apprendimento degli allievi, fornisce una risposta concreta ai problemi economici delle famiglie meno abbienti. Rispetto a un testo che costa dai 35 ai 40 euro, questo ne costa appena 7 ed è accessibile a tutti».
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Il Mattino