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Tutto si è svolto con una procedura garantita. C’era un consulente nominato da un giudice, gli uomini della Finanza, gli avvocati delle parti. E ovviamente un collegamento con una banca, a sua volta connessa con il Fug, il fondo unico della giustizia italiana, terminale ultimo di una operazione inedita: la conversione di bitcoin in euro; il passaggio dalla moneta elettronica in soldi veri, che si sono materializzati su una piattaforma finanziaria legale, che ha a sua volta girato l’intero capitale al fondo statale che incamera i beni sequestrati alle mafie.
Un’operazione che chiude un cerchio iniziato pochi mesi fa - il 13 marzo del 2023 - quando all’aeroporto di Fiumicino viene bloccato un commercialista romano che arrivava da Dubai. Si chiama Corrado Genovese ed è stato considerato in affari con Raffaele Imperiale, il capo dei narcos diventato famoso come custode di due quadri di Van Gogh trafugati ad Amsterdam nel 2002.
Raggiunto dalle indagini dei finanziari del nucleo di polizia economica e finanziaria agli ordini del colonnello Paolo Consiglio, Genovese si mostra collaborativo. E offre agli inquirenti i codici per accedere a un wallet - una sorta di portafoglio elettronico - dove sono custoditi soldi di provenienza illecita. Stando alla ricostruzione investigativa, si tratta di una conferma della capacità di Raffaele Imperiale e dei clan in genere di conservare i proventi della droga attraverso dei codici numerici - i token -, in un circuito ormai riconosciuto in tutto il mondo. Moneta elettronica, ovviamente al riparo da sequestri e da ogni tentativo di tracciamento. Ed è stato lo stesso procuratore di Napoli Nicola Gratteri a sottolineare l’importanza della svolta: «Pochi giorni fa, nel corso di una indagine condotta a Napoli in questi anni, abbiamo consentito al Fug di acquisire un milione e ottocentomila euro, soldi che erano conservati in bitcoin». Ma torniamo ai particolari tecnici dell’operazione. Gip del Tribunale di Napoli Maria Luisa Miranda, ecco la procedura. In primo luogo, il giudice ha disposto la nomina di Daniele Ciarrocchi, legale rappresentante della società Coinplaza srl, che in questa storia interviene come perito/ausiliare dello stesso giudice. Ed è toccato al consulente Ciarrocchi effettuare, sotto la supervisione della pg, una serie di attività informatiche finalizzate alla conversione della moneta virtuale. In sintesi, il consulente ha provveduto al trasferimento delle criptovalute dal Ledger Nano X ad un wallet nella disponibilità della Coinplaza srl; poi sono arrivati i contatti con l’ufficio legale della piattaforma di scambio internazionale statunitense Kraken, per valutare la fattibilità dell’operazione di cambio degli Usdt in euro.
Ed è toccato a Kraken stabilire le condizioni di cambio, con il trasferimento dell’importo così ottenuto (1.840.220,28 euro) dalla piattaforma di scambio al conto corrente bancario intestato alla società Coinplaza; ricevuto il bonifico - e siamo alla cronaca dello scorso 16 novembre - è stato disposto il trasferimento dalla Coinplaza srl al Fondo unico giustizia. Una operazione inedita, alla luce di quelli che sono diventati i nuovi canali dei narcotrafficanti. Dalla Siria e dagli Emirati al Sudamerica, passando per i Paesi Bassi e il sud Italia la cocaina fa il giro del mondo. Milioni di euro spostati e capitalizzati grazie a codici segreti. A rappresentare una svolta, nel corso dell’inchiesta Imperiale, poi culminata nel ruolo del commercialista Genovese, l’acquisizione di chat segrete (le encrochat) da parte della polizia francese, che ha consentito di identificare alcuni professionisti e uomini d’affari ritenuti al soldo di Imperiale. Una inchiesta che punta a fare chiarezza su un volume di affari di 400 milioni di euro, i presunti proventi delle attività di Imperiale. Un primo passo, pochi giorni fa, per il resto, vale la caccia ai soldi sporchi tra portafogli elettronici e lingotti d’oro nelle banche di mezzo mondo.
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