Camorra, minacce al pentito del clan: così ha svelato i segreti del narcotraffico

Camorra, minacce al pentito del clan: così ha svelato i segreti del narcotraffico
Da ras rispettato a «infame» per la scelta di diventare collaboratore di giustizia. Nel Parco Verde è partita la campagna di delegittimazione contro Antonio...

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Da ras rispettato a «infame» per la scelta di diventare collaboratore di giustizia. Nel Parco Verde è partita la campagna di delegittimazione contro Antonio Cocci, 28 anni, braccio destro del capo clan Domenico Ciccarelli, detto «caciotta», attualmente detenuto. Mercoledì scorso il suocero del boss, Vittorio De Luca, 72 anni, è stato bloccato dai carabinieri della compagnia di Caivano, diretta dal capitano Antonio Cavallo, mentre con vernice rossa e pennello imbrattava con una scritta minacciosa l'esterno delle mura dell'isolato A5/A3, dove abitano i famigliari del pentito (tra cui il figlio di dieci anni) che hanno rifiutato la protezione.

L'uomo è stato bloccato, portato in caserma e denunciato in stato di libertà per danneggiamento aggravato. Un attacco frontale contro quello che era considerato il numero due del clan, trattato alla stregua di un figlio dalla famiglia Ciccarelli. Un legame che si è dissolto dopo l'ultimo maxi blitz della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha fatto luce anche sui due omicidi di Gennaro Amaro ed Emilio Solimene, decisi dal clan Ciccarelli e alla cui uccisione partecipò anche Antonio Cocci. 

Davanti alla prospettiva di finire i suoi giorni in carcere, l'ex delfino del clan ha deciso di collaborare con la giustizia. Ora è in una località protetta. Cocci, arrestato nel 2019, prima di decidere di collaborare con la Dda, per alcuni mesi, grazie all'uso di un micro-cellulare, aveva avuto modo di monitorare le attività delle quattordici piazze di spaccio. Per questo le sue rivelazioni sono ritenute molto importanti perché recenti oltre che di prima mano. 

Antonio Cocci nel corso dell'interrogatorio al quale è stato sottoposto lo scorso 10 giugno davanti ai magistrati della Dda, ha rivelato con minuziosi particolari il funzionamento delle piazze di spaccio del Parco Verde. E anche il modus operandi dei narcotrafficanti del Parco Verde per procurarsi decine di chilogrammi di droga, con il sistema delle «puntate» da 250mila euro. «Anche Antonio Ciccarelli metteva la sua quota e mi ha invitato più volte a mettere la mia. Ho rifiutato». Poi il collaboratore svela un altro segreto: «Per comprare stupefacente in questo sistema bisognava investire 5 milioni di euro come capitale iniziale. Poi, di volta in volta, quando arrivavano i proventi si comprava altra droga. Un autofinanziamento perfetto».

Antonio Cocci poi fa i nomi dei responsabili di tutte le quattordici piazze di spaccio, e racconta di famiglie che hanno nascosto milioni di euro nelle pareti di casa, dell'acquisto sul mercato nero di chili e chili di lingotti d'oro, delle collezioni di Rolex e altri orologi da centinaia di migliaia di euro in possesso di giovani boss in ascesa nel rione. Una radiografia impietosa delle ricchezze di boss e di come le hanno accumulate. Per questo quella scritta che doveva intimidire il pentito, non ha fatto altro che confermare in qualche modo la genuinità delle dichiarazioni di Antonio Cocci. 

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Il Mattino