Omicidi e attentati con la dinamite, decapitata la nuova camorra: 17 fermi all'alba | Foto

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Duro colpo alla "nuova" camorra di Afragola. Quella che aveva firmato l’esordio con omicidi e una ventina di...

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Duro colpo alla "nuova" camorra di Afragola. Quella che aveva firmato l’esordio con omicidi e una ventina di attentati dinamitardi.



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Dalle prime luci dell’alba polizia e carabinieri sono impegnati ad eseguire un provvedimento di fermo per una ventina di pregiudicati, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, porto abusivo di arma da sparo ed estorsione.







L’operazione vede impegnati gli agenti della squadra mobile delle questura di Napoli e i carabinieri del comando territoriale di Castello di Cisterna. Questo nuovo clan, formatosi nel Rione Salicelle ( al centro della faida dei carbonizzati, insieme al Parco Verde) si stava imponendo anche nei comuni di Casoria, Crispano e Cardito. Per gli inquirenti il nuovo gruppo farebbe riferimento al clan Moccia (anche se una sentenza del tribunale dell'ottobre scorso ha dichiarato che il clan si è estinto).



Tra le 17 persone fermate oggi da Polizia e Carabinieri nell'ambito di un'operazione congiunta anticamorra della Procura Antimafia di Napoli, figurano anche i fratelli Mariano, Aniello e Carlo Barbato e la loro madre, Patrizia Bizzarro. Secondo quanto accertato, era Mariano Barbato, 25 anni il capo di questo nuovo gruppo camorristico attivo tra Afragola, a Casoria, Caivano, Crispano e Cardito, nel Napoletano. Insieme ai fratelli Aniello e Carlo e alla madre Patrizia Bizzarro, donna di camorra che comandava e disponeva le attività del clan (tra cui estorsioni e spaccio), imponeva ai commercianti della zona un istituto di vigilanza chiedendo la disdetta di quello sotto contratto.



Se le loro richieste non venivano esaudite, scattavano le ritorsioni, anche attraverso atti intimidatori con l'uso di bombe carta fatte esplodere davanti ai negozi. Documentata anche una recente scissione interna al gruppo camorristico con l'omicidio di Mattia Iavarone, avvenuto il 25 aprile scorso, a Caivano.



Indagini sono in corso per verificare eventuali collegamenti con le vicende legate ai morti carbonizzati trovati nella zona in cui era attivo il clan tra i mesi di febbraio e marzo scorsi. Tra gli attentati riconducibili al gruppo camorristico dei Barbato figurano quelli all'impresa funebre Salomone, alla macelleria Di Palo e a una società di costruzioni. A svolgere il ruolo di «procacciatore di affari» dei Barbato sarebbe stato Giuseppe Gallo che si metteva in contatto con i commercianti per imporre le ditte (di vigilanza privata e di onoranze funebri) ritenute vicine alla camorra locale. Se, poi, i commercianti si opponevano, entrava in azione Ciro Gallo, fratello di Giuseppe e uomo di fiducia di Mariano Barbato, che metteva in moto la «macchina delle ritorsioni», anche in prima persona. Ciro Gallo, infine, gestisce una società di pompe funebri «La Pace Eterna».






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