È una camorra 2.0 modello narcos: polverizzata, spietata e senza regole, proprio come in Messico e in Colombia. È un’improvvisa mutazione genetica del dna...
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Giovane. Furibonda. Senza regole. E pronta a rottamare i vecchi boss. Che vede micro-clan, liquidi e mutevoli, contendersi ampie zone della città di Napoli e dell’hinterland, in guerra tra loro per le singole piazze di spaccio.
«Tutto questo – mettono nero su bianco gli inquirenti - ha fatto sì che milioni di cittadini di Napoli e dintorni vivano su di una vera e propria polveriera. In una situazione di pericolo che non trova paragoni in nessuna altra parte del Paese». Com’è potuto accadere? Sarebbe riduttivo pensare solo allo smantellamento dei clan tradizionali, e dei loro capi. A spostare la camorra su direttrici sudamericane è l’avanzata prepotente dei giovani che abitano le zone degradate della città (Quartieri Spagnoli, Forcella, Parco Verde, Melito di Napoli), ad altissima densità abitativa. Un tema su cui bisognerà riflettere ampiamente, proprio nel giorno in cui il plenum del Csm si riunisce a Napoli per affrontare il fenomeno delle babygang. Nei laboratori della nuova camorra, pullula un giovane sottoproletariato urbano «estremamente disagiato ed imbevuto di una ansia spasmodica di auto-affermazione», che ha rivoluzionato le leggi della criminalità organizzata “vecchio stampo”. Tipico il caso del clan Amato-Pagano a Melito e Mugnano. Decapitato dopo l’arresto dei vertici, si era riorganizzato intorno alle donne delle cosche. Che poi arrestate a loro volta, hanno lasciato spazio a giovani: spesso minorenni, ma efferati. Non c’è più alcuna messa alla prova, per i possibili affiliati.
C’è piuttosto un «reclutamento di massa, che avviene quasi per contagio, cementato da «subcultura deviante ed anarchica» e che punta tutto su quella che i magistrati chiamano «economia del vico». Un microcosmo dove l’azione della camorra/imprenditrice non ha presa, e lascia spazio totalizzante allo spaccio di stupefacenti: ormai la prima industria della Campania. Guadagni enormi, in poco tempo. Una tentazione irresistibile per le bande giovanili. Che provano a imporsi a colpi di raid eclatanti anche nei quartieri limitrofi. E che fanno continuo ricorso ad una violenza smisurata, per reprimere scissioni e ruberie continuamente in fieri in un quadro di potere totalmente liquido. Ecco da che cosa dipende la nuova camorra modello narcos: ferocia e violenza spropositata tipica dei cartelli sudamericani, che mitizza l’uso compulsivo delle armi a difesa di un business, quello della droga, che garantisce introiti superiori fino a cento volte gli investimenti.
«Vale, in questo senso, l’esempio del Messico, e nello stesso modo, ancora prima, della Colombia, che pur essendo realtà, ovviamente, molto più estreme di quella campana – scrivono gli investigatori - tuttavia consentono di comprendere quale sia la strada verso cui ci si avvia laddove il traffico di stupefacenti diviene attività economica prevalente su di un territorio». Più che di camorra, dunque, occorre parlare di un nuovo modello di malavita, che ruota attorno a quelle che la Direzione nazionale antimafia battezza come Bande Campane di Narco-Mafia. E che trova nella stesa il suo simbolo per imporre assoggettamento e omertà. Il caso di scuola è la cosiddetta «paranza dei bambini», il clan di giovani imparentati con i boss del centro storico che hanno soppiantato i vecchi esponenti delle cosche con l’intento di cacciare i Mazzarella dalle zone del centro storico di Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino