Camorra, boss latitante si nasconde sull'armadio per evitare l'arresto

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Casoria. Se non fosse camorra, sarebbe da ridere. Perché il latitante di turno, stanato dai carabinieri che lo cercavano da un mese, è balzato sopra l'armadio della stanza da letto, cercando di sparire alla vista dei militari sotto una catasta di valigie, borsoni e scatoloni pieni di biancheria. Così è stato catturato Ignazio Piscitelli, 33 anni, di Casoria, già molto noto alle forze dell'ordine e alla Dda di Napoli, in quanto ritenuto uno dei componenti di vertice della cosca Piscitelli.



I carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal capitano Pierangelo Iannicca e i militarti del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, diretti dal maggiore Cristian Angelillo, lo hanno individuato in un appartamento di Vico Paradisiello a Napoli, dove trascorreva la latitanza, grazie alla copertura di Carlo Barra, 63 anni, proprietario dell'abitazione e Arseniy Brodar, 34 anni, ucraino, arrestati per favoreggiamento personale aggravato e per resistenza a pubblico ufficiale, perché al momento dell'irruzione hanno ostacolato i carabinieri, dando modo al latitante di nascondersi sopra l'armadio.



Con la cattura di Piscitelli, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere della Dda, per estorsione e rapina aggravata, reati commessi con l'aggravante mafiosa, i militari di fatto hanno disattivato questo nuovo gruppo criminale composto, oltre che dal latitante anche da Carmine Rullo, 44 anni, Salvatore Pedata, 46 anni, entrambi di Casoria e Dario Piscitelli, 41 anni, ( il boss) arrestati tra maggio e giugno scorso. I quattro avevano preso di mira infatti un imprenditore di Casoria, titolare di un'azienda di importazione di liquori e champagne, sede in Bulgaria, a cui avevano imposto un pesante pizzo: 3 rate da 30 mila euro ciascuna, da pagare a Natale, Pasqua e Ferragosto.



E una sera dell'aprile scorso si presentarono nel ristorante di un resort a Castelvolturno, dove la vittima era in vacanza. Dopo essersi qualificati come carabinieri, fecero uscire i clienti, eccetto la vittima a cui rapinarono 30mila euro e un Rolex d'oro, come « acconto» di quanto gli toccava per la «protezione». Quattro giorni dopo, a seguito di varie telefonate minatorie per il ritardo del pagamento della prima rata, furono esplosi diversi colpi di pistola contro l'abitazione della mamma dell'imprenditore.



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